24 settembre 2008

incontri gialli alla luce del sapere di non sapere


Tre fontanelle e un rifugio in una giornata di settembre travestita da dicembre, inizio da qui, anche se poi questa è quasi la fine e anche se, per dirla tutta, tutto è iniziato per caso appallottolato in quell’idea con cui palleggiavo tra un sorso e l’altro del mio tè in un pigro pomeriggio di luglio. Per tre giorni non son più riuscita a trovare la logica, credo di averla persa un venerdì intorno alle 15, 30 quando la necessità del caso ha vinto sul calcolo delle probabilità, così ho salutato le coordinate, i punti cardinali, ho buttato la mappa della città, ho cancellato i percorsi prestabiliti e son partita. Ho seguito la direzione dell’oltre con la consapevolezza e la gioia del mio “sapere di non sapere”, sono stata pensiero e pura sensazione, lacrima nel suono di un violino sussurrato come un segreto e colore tra le pagine del libro giallo di Mirò dove ho lasciato un addio e ho trovato un sorriso madrileno. Sono stata voglia di perdersi e di scoprire con una compagna d’avventura che è mare e che, forse, ha compreso più di me quelli che lei chiama i miei “pensieri di fiume”; forse sono davvero fiume, chissà, forse un po’ di fiume lo porto negli occhi, forse non è un caso Eraclito mi sia stato sempre simpatico e forse non è neppure il caso di disturbare Eraclito…E ci sono sempre tre fontanelle in un piccolo lago, c’è il vento che risuona nel ricordo di quel pomeriggio di settembre travestito da dicembre, ci sono sorrisi che riscaldano, ci sono abbracci che sono casa, ci sono città da scoprire ed altre da riscoprire, posti che ti parlano e parole nuove che sembra vivano da sempre dentro di te, c’è una bussola da buttar via ché tanto, l’unica cosa da fare, è chiudere gli occhi, sorridere e iniziare a passeggiare.

18 settembre 2008

pensieri fondenti e profumo di mare

Oggi cambio direzione, ho voglia di perdermi ed affidarmi soltanto ai profumi trasportati dal vento. Profumo di legno appena tagliato, rumori cadenzati e sussurrati in una piccola via che fatica a svegliarsi. Piccole meraviglie d’arte profumate di legno che se non avessi così sonno le penserei quasi reali. Profumo di mare, l’unica certezza nel mio percorso, piccoli attimi in cui riesco ad ascoltarlo, ancora pochi istanti e poi tutti saranno svegli e la sua voce sarà un regalo per pochi, sarà un segreto solo per chi è capace di fermarsi ad ascoltare. Il mare mi affida il suo segreto e lo porto con me lungo viali profumati d’erba appena tagliata. Profumi disegnati in un piccolo blocco per schizzi che custodisce pensieri d’inchiostro visibili soltanto agli occhi di dentro. Intanto c’è il mare, io continuo ad ascoltarlo e il suo segreto ha un profumo che sa di sale, che sa di buono e che oggi sa anche un po’ di me e dei miei pensieri fondenti.

16 settembre 2008

il sorriso delle stelle

Rido, rido perché con quella faccia non riesco proprio a guardarti. Lo so, lo so, questa è mia unica faccia, ma guardati, guarda come sei buffo, hai i capelli spettinati e gli occhi spalancati e poi mi fai quella smorfia che solo tu riesci a fare। Rido, io rido e non riesco a smettere e non dirmi che non lo fai apposta e non cercare di farmi smettere con un bacio, tanto poi lo sai come va a finire: mi baci, smetto di ridere e poi ricomincio e poi cosa fai? Mi baci di nuovo, giusto! Intanto io rido, rido e ride tutto, ridono gli occhi, ride la pancia e ridono anche i miei capelli. Come sono i capelli che ridono? Guardami, lo vedi che si arricciano, fanno tante curve che poi non sono altro che sorrisi, quando vedi che i miei capelli si arricciano allora stai certo che stanno ridendo, ma questo è un segreto solo per te è come un grazie per tutti i sorrisi che mi stai regalando. Rido e non riesco a smettere –Mi piace quando ridi, hai la stessa luce che hanno i sorrisi delle stelle-. Non cercare di confondermi, non sperare che smetta, c’è un solo modo per farmi smettere – Non voglio che tu smetta, vorrei che conservassi questa luce per sempre. Ecco, ce la stai facendo, sto quasi per smettere, adesso ho solo voglia di abbracciarti. La luce c’è sempre, non senti com’è caldo quest’abbraccio? Ascolta.

13 settembre 2008

solo una canzone



È il mio ultimo regalo, è una canzone, la tua canzone, la nostra canzone, quella che abbiamo ballato senza riuscire a smettere, quella che abbiamo cantato senza, già senza. Non c’erano che una manciata di note e due voci stonate. Ma noi, noi dov’eravamo? Noi dove ballavamo? Sui gradini incerti di una scala a chiocciola pericolante. Su, su, su e una terrazza e luci e una canzone tutta per noi, solo per noi. Il mio ultimo regalo, l’unico che riesco a trovare nella mia scatola azzurra, ma è il più bello, credimi, è sul serio il più bello che possa farti ché quando la canto ancora ascolto di noi, ché quando la ballo ancora non riesco a smettere, ché quando la vivo. Ma noi, noi dove eravamo? Dove siamo? E ci incontreremo sempre in questa canzone e balleremo sempre in questa canzone e ci ascolteremo e rideremo e sarà come esserci, come forse non ci siamo mai stati. È una canzone, solo una canzone ed è il mio ultimo regalo per te che già non ci sei più.


12 settembre 2008

pensieri fisarmonica e profumo di limoni

Li ho ritrovati così, tutti accartocciati, pensieri e voce, pensieri plissettati, pensieri fisarmonica. Voci. Dove sei? Dove sei? In sogno, dove sei? Occhi aperti e un velo di zucchero. Non resisto, lo so che non resisto, lo so, però stavolta sì, stavolta lo faccio sul serio, stavolta non salto, stavolta si sta giù, tutti giù per terra. Suono la fisarmonica, non sapevo di saper suonare così bene, non sapevo di saper suonare, però suono e muovo piano le dita sulla fisarmonica e un pensiero, due pensieri, tre pensieri e una voce. Dove sei? Dove sei? Un sogno, ma stavolta no, stavolta cambio gioco e si sta giù per terra. Seguo l’influsso di Saturno ed è un passaggio lento, scivola lento e denso come glassa al limone, dolceamara, ma così intensa, così profumata. Profumo di pensieri plissettati e voci, dove sei? Perché non ci sei? Perché gridi? No, resta giù, tutti giù per terra, scivola sulla glassa al limone, profuma di giallo, profuma anche un po’ di me, profuma di blu per una volta, solo per una volta, profuma di noi, solo una volta, solo questa volta, ma adesso stai giù e grida, suona, grida, ci sei, dove sei, ci sei. Giù, qui giù, tutti giù per terra e profumo di limone e profumo di noi. Suona.

6 settembre 2008

di oche, more e sassi

Ieri sera sono stata allo stagno. Sì, ci sono ritornata, lo so, ti avevo promesso che saremmo andati insieme. L’ultima volta non me l’hai perdonata la vittoria al lancio dei sassi, ma te lo avevo detto che son brava. Io fisso il punto, chiudo gli occhi e tiro. Già, chiudo gli occhi, se li tengo aperti, iniziano a venirmi le vertigini, l’acqua diventa come un mulinello, poi parte l’immaginazione e chissà dove va a finire quel sasso. Quella volta doveva arrivare proprio in quel punto, più lontano possibile dal tuo, quando ho chiuso gli occhi sapevo quel che facevo. C’era una forza in quel tiro che neppure io mi aspettavo, ho le braccia così deboli, eppure, ecco il mio sasso che supera il tuo, che supera la riva opposta dello stagno, saluta l’oca e salta la siepe di more e… e chissà dov’era finito. Sono tornata proprio per cercarlo, anche se avevo gli occhi chiusi me lo ricordo bene quel sasso, sai? Un sasso pentagonale verde oliva impastato di grigio, mi era quasi dispiaciuto lanciarlo. Un assaggio di more, una passeggiata lungo il lago e poi, poi ritrovo il sasso. Puoi crederci era proprio il mio sasso, l’ho raccolto e l’ho stretto in mano e, senza pensarci troppo, ho saltato sul filo dell’acqua. Non so come ci sia riuscita,ma l’ho fatto, senza che i piedi si immergessero, solo uno sfiorar della pianta sul filo dell’acqua dello stagno. Come il sasso, ho superato la sponda, ho salutato l’oca, ho saltato la siepe e adesso so dov’era finito. Porterò anche te la prossima volta, te lo prometto, c’è già una sera d’estate al chiaro di luna che chiede di te

aspettando il 123

Immagine: "Inseguendo il bianconiglio" di alexdada, potete trovarla qui

Aspetto il 123. Dicono che debba passare di qui, lo sanno tutti, ma nessuno l'ha mai visto. Allora, come lo sanno? L'unica cosa che si sa è che tutte le volte che passa c'è un forte odore di fumo e terra bagnata. Anche se c'è il sole e la terra è secca, l'odore di terra bagnata ti entra dentro le narici, sale, sale, sale e arriva al cervello, così diventa sensazione, così diventa un modo per sapere che è passato il 123. Qualche volta c'è anche un coniglio che fa da controllore, si assicura che tutti abbiano il biglietto e se non ce l'hai vieni multato: due giri di corsa sulle punte, con le scarpette con la punta di gesso, lungo tutto il 123 e se non ci riesci devi scendere e non è mica facile scendere. Non si sa mai dove viaggi il 123, potrebbe essere in mare o per aria e lì, se devi scendere, sono guai!
Io il biglietto me lo sono procurato, l'ho trovato nella crepa del muretto azzurro che dà sul mare, qualcuno mi aveva lasciato un foglio di marzapane con le indicazioni per cercarlo e l'ho trovato! Chi e perché me lo abbia lasciato è ancora un mistero, però dicono che se qualcuno ti lascia le indicazioni per un viaggio sul 123 è arrivato il momento di fare la valigia e andare. Io ho trovato il biglietto, l'ho messo in tasca, sono andata a casa e ho fatto il mio bagaglio: una lucciola, uno spartito musicale, le scarpette da tip tap, un gessetto giallo e un cestino pieno di fragole.
Sono pronta, sento odore di terra bagnata e fumo, sta arrivando, ne sono sicura, il viaggio sta per cominciare.

il gambero vanitoso e la pioggia di sole

Piove sole ed io disegno ghirigori nel mio cappuccino caldo in un pomeriggio d’agosto che sbircia curioso tra le fessure di un esercito di ombrellini colorati in marcia lungo vie che non nascondono i segni di un tempo lontano.Piove sole e il mio colorito diafano scimmiotta, con poco successo, quello di un gambero vivace che mi saluta da una vasca trasparente in bella vista nel ristorantino del vicoletto a sinistra. Povero gambero, saluta e non sa, mostra tutto orgoglioso il suo bel colorito in tinta con l’estate e non vede l’avventore che lo ha appena scelto come protagonista del suo gustoso piatto.Intanto piove sole ed io sono quasi tentata di rubare quell’ombrellino rosso che sembra lì apposta per me; poi, però, mi specchio nella fontana, guardo le mie gote rosee e penso che per stavolta voglio che il sole mi bagni, voglio che le onde tra i miei capelli danzino silenziose in questo pomeriggio bagnato di sole, incorniciato tra le fessure di tanti ombrellini colorati, in compagnia di un gambero vanitoso.

concerto di luci

Quante fontane ci sono? Quanti arcobaleni tra zampilli e luci? Quanti occhi e quante vite alla danza di quelle acque? C’è una manina che incurante del mostro marino che sputa fiamme azzurre, agita l’acqua nella nivea vasca. Sul bordo di quella che sembra una nave fluttuante su cirri capricciosi, si adagiano due innamorati che si scambiano promesse di cui è custode una bella sirena. C’è qualcuno che si tiene a distanza, come se non volesse dar conto dei suoi pensieri, ma le luci azzurre che disegnano la danza dell’acqua, investono anche lui. E c’è la fisarmonica, non si sa bene da dove arrivi quel suono, ma la sirena comincia a cantare, il mostro marino sputa fiori azzurri, gli innamorati si stringono forte e… e qualcuno che voleva tenere per sé i suoi pensieri sorride e dirige tutta questa magia con la maestria del più consumato direttore d’orchestra. Silenzio. Musica. Magia.

Quando sarà, sarò, saremo. Sono, adesso

Immagine dal web



Quando sarà tempo ci andremo. Ti ci accompagnerò, te lo prometto, ma non adesso, quando sarà tempo. Quando quel tempo arriverà ce ne accorgeremo vedrai, non avremo bisogno di pensarci, ci prenderemo per mano e andremo. Adesso no, adesso non è ancora tempo, ma quel tempo arriverà, fidati, io lo so per certo e lo sai anche tu. Che tempo sarà quel tempo non lo so, di sicuro non è questo tempo, che poi, se ci pensi bene, di questo o quel tempo possiamo farne anche a meno. Però andremo, questo lo so, arriverà e andremo e lui ci aspetterà. Adesso, però, no, adesso non è tempo, ma ti accompagnerò, prometto che andremo insieme. Quando sarà tempo, quando arriverà, quando saremo insieme nello stesso tempo, non adesso, ma fidati, arriverà. Te l’ho detto, io lo so per certo e forse lo sai anche tu.

(Per Cristina che ha fatto suo questo pensiero quando lo ha incontrato)


cercando...

Cercavo Milano senza un perché, sarà stata la nebbia di quel pomeriggio di sole bianco. Ero a Firenze e mi son ritrovata a Modena, ma era sempre Milano quel che cercavo, chissà perché. E chissà come sono arrivata a Napoli e lì mi son dimenticata di Milano, ma già sentivo che Genova era quel che mi ci voleva, senza un perché, come per Milano, come in quel pomeriggio di nebbia spruzzato di sole bianco.

perline e vestitini azzurri (per Flo)

Solo tre gradini, fluttuanti, color del cielo, solo tre e sarei arrivata sulla luna, tre gradini come palloncini dalle sfumature del cielo, poi avrei dondolato dalla luna amaranto che hai inventato solo per me, una luna che fa l'occhiolino a Picasso, mentre mi diverto a volare con il mio vestitino di un "azzurro Chagall" ed una farfalla appuntata tra i capelli, ci sono le onde di Mirò, c'è una nave blu e quasi vorrei scoprire dove va, poi penso che dalla mia luna posso abbracciare tutto, posso sentire il profumo del mare, posso dondolare e pensare che tutte queste stelle che mi fanno compagnia stanno per cantare una canzone.E' una canzone per te, una canzone che è tua e adesso vive in questa piccola magia di carta di riso, perline e ombretti dai colori delicati e vive ancor di più nella delicatezza delle sensazioni che mi stai regalando.

"Dimmi di sì amore scaldami non lasciarmi scivolar
dimmi di sì amore abbracciami toglimi dall'oblio" (*)

...cantano le stelle e canto anch'io con loro ed è un regalo per te!
(*) Dimmi di sì, Alice

4 settembre 2008

bolle di sapone e drago misterioso

 

Ho guardato attraverso le bolle di sapone, ho visto tutto.
Non guardarmi così, ho visto tutto quello che c’era da vedere e ho capito. Bisogna esser bravi per guardare attraverso le bolle di sapone, se poi hai anche gli occhi grandi quello che c’è si vede meglio. Io ho gli occhi grandi, ma ancora non sono brava. Imparerò.
Come, cosa ho visto? Tutto, ho visto tutto, anche quello che è difficile da vedere, anche quello che sapevo, ma che avrei voluto non vedere.
Mi conosci, se io non vado fino in fondo, se io non disvelo… aletheia, ti ricorda qualcosa? Ecco, tu lo sai, infondo tu mi conosci da quando quella traslitterazione è entrata nella mia vita, forse da prima. No, non voglio parlare di filosofia, benché… lasciamo stare.
Parliamo invece delle mie visioni: c’era un drago marino, con le squame verdi e una lunga lingua biforcuta rosso fuoco, ma i draghi marini hanno la lingua biforcuta? Tu lo hai mai visto un drago marino? Io no, anzi sì, solo nelle mie visioni o in qualche sogno.
Dicevo, c’era un drago marino con le squame verdi e la lingua biforcuta rosso fuoco, mi guardava con lo sguardo obliquo, io non ero spaventata, lo osservavo con curiosità, mi piaceva il verde delle sue squame, d’un tratto mi ha parlato. Che tu sappia, i draghi marini parlano? Ok, non rispondermi e soprattutto non guardarmi così.
Lo so, era solo una visione, i draghi marini non si incontrano tutti i giorni, voglio dire, non esistono.
Mi ha detto: “Ciao, non trovo più la mia rotta, le onde hanno cancellato la strada che avrei dovuto percorrere, potresti aiutarmi?”.
È che sono altruista e... non ho potuto fare a meno di dirgli che avrei fatto il possibile per aiutarlo.
So che sei curioso, adesso vengo al punto.
Gli ho sorriso e lui mi ha detto: “Bene, dovrai far forza sulla tua fantasia, dovrai attingere a tutti i colori e dipingere la mia strada come se dovessimo percorrerla insieme, quindi non dovrai pensare soltanto a quello che farebbe felice te, ma anche a quello che potrebbe far felice me”.
A quel punto non sapevo come fare, posso conoscere i miei pensieri e i miei desideri, ma il drago lo avevo incontrato in quel momento per la prima volta. Come avrei potuto dipingere qualcosa che gli piacesse sul serio?
Alla fine mi son fatta forza, ho chiuso gli occhi e ho usato i colori più belli, ho messo anche tanto verde e rosso, i suoi colori. Ho pensato che così avrebbe riconosciuto meglio il suo cammino e che in caso di pericolo si sarebbe potuto mimetizzare.
Aveva anche detto: "dovrai dipingere la mia strada come se dovessimo percorrerla insieme", di mio ho messo un bel tratto di blu, in modo che si sarebbe sempre ricordato di me.
Credo di aver avuto l’idea giusta perché il drago mi ha sorriso, ha fatto un salto, si è tuffato nel sentiero che avevo dipinto sull'acqua. È scomparso. Intanto io ero fradicia, imbevuta dell’acqua schizzata via a seguito del tuffo.
Questo è tutto, non c’è altro, poi la bolla di sapone è scoppiata e si è dissolta la visione. Che strana visione e che strano quel drago, secondo te cosa avrà voluto dirmi e perché ha cercato proprio me?
Credi che lo incontrerò di nuovo?
Lo so, i draghi marini non esistono, non quelli della mia visione: alti dieci metri e con una lingua biforcuta di almeno un metro.
So anche che non hai capito cosa ho visto che avrei fatto meglio a non vedere, ma in quello che ti ho raccontato manca un pezzo di storia, è qualcosa che mi ha detto il drago. Mi ha chiesto di custodire il segreto e io non voglio deluderlo.
Che poi, lo sai che i draghi non esistono, che mica è così sicuro questa sia la verità.

3 settembre 2008

pensieri al girasole

Pensieri sciolti nel mio tè verde con petali di girasole, galleggiano silenziosi sull’ambra liquida nella culla di ceramica bianca. – Questo tè sa di te, sei tutta nei petali di girasole. Tu sei un girasole. Intanto i miei pensieri galleggiano, profumano di fiori e hanno il sorriso giallo e largo di un girasole e inventano una canzone. – Lo vedi? Te l’ho detto: tu sei un girasole, tu canti come cantano questi pensieri al girasole.Io canto, seguo la canzone che i miei pensieri stanno componendo. Canto e invento note e parole, accarezzo immagini e petali di girasole. I miei pensieri cantano, ballano, nuotano sull’ambra liquida ed io faccio un bel sorso e li bevo tutti. Non ci sono più. Un bel sorso e non ci sono più nemmeno io.

2 settembre 2008

un due tre...salta!

Olbinski, Pagliacci


Un due tre. Un due tre. Salta, devi solo saltare. Salta. Il gioco è fatto. Non nasconderti. Salta. C’era un gioco che amavo fare da bambina. C’è un gioco che amo fare. Adesso. Era semplice. È semplice? Un due tre. Salto. Un due tre. Salta. Un due…dammi la mano ti aiuto ad alzarti. Dammi la mano. Fidati. Salta. Un due tre. Uno. No siamo in due. Due. Sì, due. Salta. Dammi la mano. Mi prendi la mano. Salto? Certo che salto. Salta. Un due tre. Un due. Sì, sempre due. Tre. Dopo il due viene il tre. Il tre, il tre…il tre è un 8 senza le parentesi tonde. Io preferisco le parentesi quadre e i quadretti alle righe ed il blu al nero. Ehi, stavamo saltando. Salta. Salta. Un due tre. Uno. Uno. Uno? E tu dove sei? Salto, io salto lo stesso. Un due tre. Eccoti. Un due. Mi prendi la mano. Un due tre. Salti, sì tu salti. Hai visto che non è difficile? È un gioco che amavo fare da bambina. È un gioco che amo fare. Adesso. Un due tre. Salto. Io salto. È un gioco. Solo un gioco.