22 maggio 2009

tisana alla liquirizia



Perché bevo acqua come fosse tè? Proprio così, stringo la tazza nel tipico modo in cui si stringe una tazza piena di tè caldo, la cingo con delicatezza, chiudo gli occhi, avvicino il naso per sentirne l’odore e mi aspetto anche di avvertirne il calore, invece: niente! Logico, nella tazza c’è solo e soltanto acqua tiepida, ma io la stringo come se ci fosse tè. Sì, dentro c’è un buonissimo tè speziato, arancia e cinnamomo e, nonostante i 30 gradi, che mi ricordano che sarebbe tempo di andare al mare, io devo sentire il calore del tè e voglio anche che profumi di arancia e cinnamomo, no, no, non sono pazza, il tè c'è per davvero (dicevo io) altrimenti, perché stringerei questa tazza come se ci fosse proprio del tè? “Voglio”, “devo”, ovvio, dico io! Non sono forse i sogni in cui perseveriamo di più quelli che prima o poi si avvereranno? Non è quello che desideriamo con tutti noi stessi che, poi, certamente arriva? Balle! (L'ho detto). E sai che ti dico? Che quest’acqua non è sicuramente il miglior tè che abbia mai bevuto, che adesso un buonissimo tè caldo me lo preparo io, nonostante i 30 gradi, nonostante tutto il rumore del sole e, stavolta, il tè non dovrò sforzarmi neppure un po’ di vederlo, di annusarlo, di sentirlo, il tè lo stringerò tra le mani non più come se fosse , ma per come sarà per davvero! E se mi preparassi una tisana alla liquirizia? (direi!)

15 maggio 2009

C-I-A-O



Cantic del sol (1975) - Joan Miro


Riempio un foglio in bianco con una storia senza parole, sorrido per una storia piena di parole, avrei tante parole da dire e non posso. Eppure, c’è così tanto silenzio che mi sembra d’impazzire. Parole, parole, parole. Silenzio. Com’è che mi viene da tapparmi le orecchie, com’è che farei volentieri a meno di ascoltare, com’è che anche se disegno ci sono parole? Su un foglio bianco A4 c'è una storia di 15 vignette. In quel foglio A4 ci sono due personaggi buffi con i capelli spettinati, un dolce, un aquilone e un cappello da cuoco. Nelle nuvolette della storia con i personaggi buffi, nel foglio A4, non ci sono parole, ma altri disegni, c’è una lampadina che brilla , ci sono fogli di carta colorata che volano e poi zucchero, farina, uova e una nuvola bianca che balla il twist con la frusta per dolci. Mi si son frullate le parole, mi si sono accese due lampadine e il sole se la ride. Nel foglio A4 c’è qualcuno che vuole fare un regalo e lo fa in silenzio. Shhh! Non deve saperlo nessuno, non deve vederlo nessuno: è un segreto. C’è un personaggio buffo con i calzoncini corti che aspetta una sorpresa, e non lo sa. C’è un regalo di carta colorata che non vede l’ora di volare via, e lo sa. Ho riempito un foglio bianco con questa storia senza parole, ho sorriso per una storia piena di parole, ma ho ancora tante parole da dire. Silenzio, ancora silenzio, e io che riesco a dire solo “ciao”. Buffo, vero? Riesco a dire solo quattro lettere - C-I-A-O - invece di usare un’altra parola che di lettere ne richiederebbe 5 e che, forse, metterebbe un po’ di pace tra tutte quelle chiassose parole mute.


12 maggio 2009

pensieri filanti

(Senza titolo) Sole Rosso 1967, Joan Miro


Ci ho provato ad arrivare puntuale, ce l’ho messa tutta, alla fine sono soltanto 11 minuti d’anticipo, che vuoi che sia? Undici minuti, volevo essere puntuale, te l’ho detto, ma proprio non ci sono riuscita. Cosa ho fatto in quegli 11 minuti? Ho cucinato, ho aperto a caso il libro delle ricette ed è venuta fuori quella dell’insalata di stelle filanti, ti sembrerà incredibile, ma avevo tutti gli ingredienti, persino la polvere di stelle, ce l’avevo nascosta nella tasca interna della borsetta, ne porto sempre un po’ con me, sai, all’occorrenza… A pensarci bene, mi mancava qualcosa, no, le stelle filanti le avevo, ne tengo sempre qualcuna nel nascondiglio segreto della manica sinistra, quello che uso quando faccio le magie, ecco, adesso sai come le faccio le magie, poco male, mi fido di te, so che non tradirai il mio segreto e, per quanto mi vuoi bene, continuerai a far finta di meravigliarti e mi sommergerai di domande su dove sia finito il tuo fazzoletto. Mi vuoi bene? Mi vuoi così bene da mangiar tutta l’insalata di stelle filanti? Mi vuoi così bene da far finta che sia arrivata puntuale? Solo 11 minuti d’anticipo, volevo, volevo tanto arrivare puntuale, però, ho cucinato l’insalata, ho decorato questa stanza di pensieri filanti, non li senti come ti stringono, come ti accarezzano? Hai visto che bella magia? Guarda là, guarda che bello, no stavolta il nascondiglio segreto della mia manica sinistra non c’entra, guarda come galleggia il sole. 11 minuti... credi di potermi perdonare? Volevo arrivare puntuale, ci ho provato, ma le stelle filanti, il sole, la magia…tu! Tu, sì, anche tu, proprio tu ché anche se non ci sei ci sei lo stesso e mi confondi e nemmeno i miei trucchi segreti funzionano più, poi arrivo con 11 minuti d’anticipo e non ci sei, poi il sole galleggia, ti cerco e non ti trovo. E sì che ho cercato bene, anche dove nascondo di solito il tuo fazzoletto, non ci sei. Ti sembra serio? A me no, ma sai che ti dico? Io ho la mia insalata di stelle filanti, la polvere di stelle e la magia. Aspetto, 11 minuti, tutti gli 11 minuti del mio anticipo e se non arrivi…se non arrivi, l’insalata di stelle filanti la mangio tutta io e mi faccio cullare dal sole. Credo farò dei sogni bellissimi. Credo anche che, se non ti sbrighi, di insalata ne troverai ben poca!

8 maggio 2009

rosso


Paesaggio con coniglio e fiore, 1927, Mirò


Vorrei partire, prendere gli occhi e portarli via. Farmi un regalo, uno di quelli con la carta colorata. Rossa. Mettere tutto nel cilindro di raso e liberare il coniglio. Ciao bianconiglio, mi regali il tuo cilindro? Mi serve per impachettare tutto, è un regalo. Rosso. Vorrei partire, prendere gli occhi e portarli via. Bianconiglio, il cilindro! Il cilindro, per favore. È per il mio regalo, è per i miei occhi, è per tutto questo viaggio ancora da iniziare. Rosso. Bianconiglio vieni con me?
Prendiamo i miei occhi e li portiamo via. Inventiamo un regalo nel cilindro! Rosso. Bianconiglio ci sei? Bianconiglio, se vuoi. Il bianconiglio è libero, il bianconiglio va via - ciao bianconiglio - e io? Io, dove sono? Sono nel cilindro, sono tra le pieghe della carta rossa, scivolo sul raso del bordo del cappello, sono nei miei occhi. Li porto via. Mi porto via. Tutt'intorno è. Rosso.


5 maggio 2009

4 maggio 2009

scriock

Ho voglia di miele, a me il miele non è mai piaciuto. Preferisco rinunciare alle arance, a me le arance son sempre piaciute. Mi ricordo, quando stavo per rubarne una dal cesto della donna con arance di Renoir, sarà stato anche olio su tela, ma che profumo quelle arance e che gusto, ho dovuto rinunciare, mi sarebbe costata troppo! Adesso ho voglia di miele, non che sia raffreddata, ma ho voglia di prenderne un po' con le dita e disegnare qualcosa, lì, sì, proprio lì, su quella tela vuota. Però, a pensarci bene, se mescolassi il miele con le noccioline e lo zucchero? Ne verrebbe fuori un bel croccante, il croccante non l'ho mai fatto, ma c'è una prima volta per tutto, no? Ecco, se facessi un croccante, ne addentassi un pezzetto e sentissi un bello scriock, forse mi verrebbe l'ispirazione e potrei disegnare. Così, tra uno scriock e l'altro potrebbe venir fuori qualcosa di bello. Mi son trovata di fronte a certi suoni dipinti che non ti dico e se tutto fosse partito da un solo, piccolo, deciso... scriock? No, le patatine non vanno bene lo stesso, quelle fanno crock, qui, invece, ci vuole proprio uno scriock al miele: dov'è il miele? Su, prendi miele zucchero e noccioline, accendi il fuoco, prendi la pentola di rame e mescoliamo il tutto. Certo che è necessario ci sia anche tu, devi esserci! Altrimenti, poi, faccio il croccante, poi faccio scriock e poi, mica lo so se è lo scriock giusto, se viene fuori proprio Quello scriock? Il croccante è quasi pronto, la matita è ansiosa di iniziare a disegnare ed io...io? Io sto per fare...scriock! È quello giusto. Dimmi di sì!