27 ottobre 2011

Grani impertinenti, una tranquilla vita da giardino 3


Grani impertinenti
…una tranquilla vita da giardino


- TERZA PARTE –


Il Coso è un abitante del giardino, si è trasferito qui qualche mese fa.
Lo chiamiamo così perché nessuno lo ha mai visto e tutti, in particolare io e Flaffy, che trascorriamo pomeriggi interi a spettegolare su di lui, ci chiediamo come possa essere possibile.
In una giornata, a turno, c’è sempre qualcuno sveglio, anche di notte, ma nessuno è mai riuscito a vedere più che un’ombra del Coso.
Io e Flaffy, siamo riusciti a scattargli una foto.
No, non al Coso, se fosse così, a quest’ora saremmo ricchi, visto che “Il gazzettino del vicino malandrino” cederebbe qualsiasi cosa per quella foto da piazzare in copertina.
Abbiamo fotografato la famosa ombra e Flaffy, che ha studiato da stilista, ha disegnato l’identikit.
Il Coso, dovrebbe essere questo:



scarabocchio di naimablu


Sì, non è un granché. Non il mio tipo, in ogni caso.
Non so, quell’aria così cupa e quel ghigno che Flaffy giura di aver visto nell’ombra, non mi rassicurano.
Anche solo con la sua ombra, però, ha mietuto vittime.
Un pomeriggio, mentre io e Flaffy studiavamo uno dei nostri piani per incastrarlo, sono venute a trovarmi Marghe e Petunia.
Abbiamo fatto del nostro meglio per nascondere le prove della cospirazione contro il Coso, ma, nella fretta, è volato via l’identikit ed è finito tra i petali di Marghe.
Il tempo di guardar bene il ritratto e Marghe ha esclamato: “Mely, chi è questo fusto!”
Le ho prontamente risposto: “Fusto? A me sembra una chioma scomposta e anche indisponente”.
A quel punto, Petunia, ha strappato di mano l’identikit a Marghe e ha detto, sospirando:”Già, indisponente. È proprio quell’aria da duro che lo rende così affascinante”.
"Duro? Ispido, vorrai dire", ho osservato, con la consapevolezza che non sarei mai riuscita a riportare alla realtà lo sguardo da triglia che invedeva il piccolo e tondo visetto della mia amica.
Io e Flaffy ci siamo guardati sconsolati, mentre Marghe e Petunia si litigavano il Coso, senza sapere neppure cosa fosse.
Poi, ho considerato quanto le questioni di cuore non si possa pretendere di spiegarle e, lasciando Marghe e Petunia ai loro sospiri d’amore, ho lanciato un’occhiata complice a Flaffy e ci siamo dati appuntamento al pomeriggio, per mantenere la giusta segretezza.
Vi starete chiedendo perché ce l’abbiamo tanto con il Coso.
È antipatico.
È così! Da quando si è trasferito qui non parla mai con nessuno, si nasconde ed è sgarbato.
Se non avessi visto l’identikit disegnato da Flaffy e non sapessi che gli orsi sono animaletti simpatici (a meno che non li fai arrabbiare o gli rubi il miele) penserei che sia uno di loro, ma no: ha un ciuffo troppo indisponente per essere un orsetto.
Una volta, ho tentato di coglierlo in fallo, bussando alla sua porta e chiedendogli dello zucchero.
Ho pensato che non potesse resistere alla richiesta d'aiuto di una simpatica e carina vicina di casa in difficoltà.
Sono arrivata alla sua porta, ho bussato discretamente e, ad accogliermi, le seguenti parole: "È tardi! Chi è quel maleducato che disturba a casa d'altri durante l'ora di cena!"
Dopo aver perso le parole, e averle ritrovate nel giro di un secondo, ho risposto: "Mi dispiace arrecarle disturbo, ma, sto facendo una torta e mi sono accorta mi manchi solo una tazza di zucchero per completarla. Spero possa aiutarmi e che mi permetta di ringraziarla dividendo la mia torta con lei".
Ebbene, la sua risposta è stata, oltre la soglia di una porta chiusa: “I supermercati sono ancora aperti!”
“Veramente, i supermercati chiudono alle 20, sono le 21…”, gli ho risposto facendo ricorso a tutte le risorse zen in mio possesso, e cercando di ricordarmi come a una signorina non si addica un linguaggio troppo colorito.
Silenzio e un fruscio, qualcosa scivolava sotto la porta, qualche secondo dopo, impresse su un volantino, le seguenti parole: “Non tutti, qui trovi una lista di quelli che sono aperti anche di notte. Per la torta, non disturbarti, non la voglio: non mi fido di nessuno, nemmeno di te. Sparisci!”
Ecco, questo è il temperamento del Coso, chissà se lo raccontassi a Marghe e Petunia; se lo litigherebbero con lo stesso ardore? Chissà…
A proposito di questioni di cuore, non è solo il Coso a mietere vittime, ma anche quell’odiosa spilungona di Betulla.
Flaffy dissimula con un ottimismo forzato, e poco credibile, la sua pena d’amore per la spilungona dal sorriso a trattino…sì, sempre quello che non sai se sia una smorfia.
Tra un biscottino e l'altro, e i nostri piani su come scovare il Coso, cercherò di farlo confidare anche sulle sue questioni di cuore...


[continua...]

20 ottobre 2011

Grani impertinenti, una tranquilla vita da giardino 2

Grani impertinenti
… una tranquilla vita da giardino
 
- SECONDA PARTE -




scarabocchio di naimablu



Tutte le volte che arriva Flaffy, prima di aprire, cerco di immaginare come sia vestito.
Lui è un esperto di moda, conosce tutte le tendenze del momento e, talvolta, è anche in grado di prevedere quelle future.
Come qualche anno fa, si ostinava a dire che sarebbe tornato  di moda il verde cetriolo; io mi chiedevo quando lo fosse già stato, di moda, un colore così assurdo: “Vedrai che, tra non molto, ti sembrerà di vivere in un’insalata greca. Sarà tutto verde cetriolo!”, diceva con il tono dell’esperto!
“Spero tanto lascino un po’ di posto per i pomodori, nell’insalata greca vanno anche quelli”, avevo tentato di ribattere, sperando Flaffy si sbagliasse e  che sarebbe rimasto spazio anche per il rosso, il mio colore preferito.
Quell’anno, davvero sembrava di vivere in un’insalata greca in cui il cetriolo aveva ingurgitato tutti gli altri ingredienti, regnando sovrano.
Ecco, Flaffy, anche se non sa giocare a carte, è un asso in queste cose.
Il problema è che non le applica su di sé; soprattutto, che sia estate, primavera, autunno o inverno, non molla mai quell’orrendo chiodo bianco, al quale non riesce a rinunciare.
Ricordo che una volta, ho sperato l’avrebbe abbandonato; aveva avuto l’illusione che Betulla gli avrebbe concesso un appuntamento.
Illusione, perché quella spilungona, nemmeno l’aveva mai visto Flaffy, dalle alture su cui dimorano i suoi occhi piccoli e cattivi.
Lei odia il bianco, Flaffy, per uscire con lei e far colpo, avrebbe rinunciato al suo chiodo evergreen (...solo per lui, ovviamente, perché per me la sua stagione era finita da un pezzo!).
A differenza di Flaffy, io, non mi ero illusa sull’abbandono del chiodo: Betulla non sarebbe mai uscita con lui.
Quando Flaffy le ha proposto la sua serata romantica a base di cha cha cha e cocktail tropicali, Betulla, con fare snob e arrogante, si è limitata a dire: “Non vedo nessuno, chi parla? Ah, deve essere quell’orrendo calabrone che mi ha infastidita prima. Taci, brutto animalaccio!”.
Speravo Flaffy si sarebbe arreso, invece, con lo sguardo da triglia, che solo i cuori innamorati sanno imitare, si è girato e ha detto: “La prossima volta, affitto i trampoli, così, non vedrà soltanto me, ma il mio sguardo intenso e tutto l’amore che sono pronto a donarle!”.
Se fossi stata una carota, sarei sprofondata sottoterra.
Non l’ho fatto, non tanto perché non sia una carota, quanto per non rovinare il mio nuovissimo fiocchetto di raso rosso.
Tre trilli di campanula e, oltre la soglia, Flaffy: sorriso di chi la sa lunga, occhiali da sole aggressive, capelli a spazzola, pantaloni fucsia, camicia giallo oro, cravatta con noci di cocco in bella vista e…lui, l’onnipresente chiodo bianco.
“Ciao Flaffy, che sorpresa!”
“Mely, dovresti saperlo che il giovedì preparo sempre una doppia razione di biscottini allo zenzero”
“E tu dovresti sapere che per me, riceverli, ogni volta, è una bella sorpresa. Entra!”
“Allora, che ne dici della mia nuova cravatta?”
“È il male minore...”
“Cosa?”
“Ehm… no, intendevo che è il dettaglio che si nota in misura minore”
“Sì, oggi ho voluto mantenere una certa sobrietà, sai, il meglio lo riservo per il giorno in cui Betulla mi chiederà di uscire”
“Quella spilungona ti ha dato motivo di credere che un giorno succederà?”
“A parole no, ma, ho notato che ieri guardava insistentemente il suolo. Mi cercava, ovviamente.”
“Oppure, aveva perso gli occhiali”
“Non essere gelosa Mely. Anche quando io e Bety saremo una coppia innamorata, continuerò a essere tuo amico, non temere”
“Temo solo per la tua incolumità”
“Perché mai?”
“Bety, come la chiami tu, esce da una settimana con un altro”
“E con chi?”
“Con Pioppo, quello alto!”
“Ah, lo conosco. Quel tipo fuori moda che si ostina a indossare il chiodo nero. Antiquato e anche poco elegante”
“Invece tu…”
“Mely!”
“No, dicevo, invece, tu…cosa pensi di fare?”
“Io non rinuncerò mai al mio stile da angelo dannato”
“D’annata, magari”
“Oggi ti sento ostile, Mely”
“Oggi, credo, tu senta poco e non mi fai finire di parlare. Dicevo: dannata Betulla!”
“Non parlare così della mia futura fidanzata!”
“Ok, ok, lasciamo stare le questioni di cuore e parliamo di cose serie: come la mettiamo con Il Coso?”
“Hai ragione, Il Coso agisce ancora indisturbato.”
“Come farà a svignarsela sempre? Dobbiamo studiare un piano, Flaffy!”
“Hai ragione, intanto, prepara il thè e metti in tavola i biscottini, ci verrà qualche idea”

[continua...]

15 ottobre 2011

E poi


Magritte, Memory of a voyage




E poi c’è un pizzico che non so se fa male. Non lo so, e non dico una bugia. Senza nessun forse, stavolta proprio no. Mi fa fare “Ahi”, qualche volta. Non sempre, no. E poi c’è una luna intinta in una sera d’estate. Dice bugie, qualcuna. Non tutte, no. E poi c’è un suono che conosco e che non voglio ascoltare. E poi c’è un rumore. Come si scrive un rumore? Non lo so. Non mi importa. Perché te l’ho chiesto? Mi è scappato. Se lo ritrovi, me lo riporti? Senza far rumore. Mi piacciono le cose che stanno quasi in silenzio, quelle che per sentirle, hai bisogno che anche il vento faccia una giravolta e si ripieghi nel tempo di un respiro. E poi c’è un pensiero, assomiglia a un pizzico. Non fa male. Ho voglia di dire una bugia. E poi…e poi non so e non voglio saperlo!






13 ottobre 2011

Grani impertinenti, una tranquilla vita da giardino 1

Grani impertinenti
… una tranquilla vita da giardino
 
- PRIMA PARTE -






scarabocchio di naimablu




Salve a tutti e benvenuti nel mio giardino.
Per la verità, il giardino non è soltanto mio, ma questa piccola aiuola piena di viole ciocche e contornata da sassi di mare, tondi e colorati, è la mia casa.
Sassi di mare, sì, anche se non siamo in spiaggia.
Li ho trovati qui la prima volta che son caduta dall’albero.
Non ridete, non è simpatico cadere e io cado spessissimo, dall’albero come dalle nuvole.
Quando cado dalle nuvole, solitamente, viene fuori un odioso bernoccolo che abita con prepotenza i miei pensieri per un bel po’.
Provate voi a farvi passare il dolore per qualcosa che non vi aspettavate!
Io non ci provo più, aspetto; così il bernoccolo crede che sia pronta ad accoglierlo e lascia stare i miei pensieri, almeno per un po’.
Per fortuna, oggi non sono ancora caduta.
Sono scivolata tra le insenature del mio albero, ho scostato il sasso di vetro, che fa da finestra alla mia aiuola, e ho visto, in lontananza, arrivare qualcuno.
Chi è? Come siete curiosi, quasi quanto me. Quasi, perché credo non sia così semplice battermi.
L’unico che possa farmi un’agguerrita concorrenza è Flaffy, il mio migliore amico, che sta per suonare la campanula all’ingresso.
Ecco, adesso sapete chi sta per arrivare.
Sono felice quando arriva Flaffy, un po’ perché possiamo chiacchierare delle ultime tendenze moda, un po’ perché ha sempre qualche succulento scoop da condividere, ma, soprattutto, perché l’odore che lo precede mi riempie lo stomaco, ancor prima che sia raggiunto dalle meraviglie di cui il mio amico è capace.
Flaffy è bravissimo a cucinare i biscottini allo zenzero, ogni giorno ne sforna tanti per la colazione e, spesso, ne porta qualcuno anche a me per la merenda.
È uno gnomo davvero simpatico, abita al piano di sotto, ancor prima che arrivassi sul mio albero.
La prima volta che l’ho visto non è che mi abbia fatto una buona impressione.
Aveva un chiodo di pelle bianca che sfoggiava, con orgoglio, su un paio di pantaloni a quadroni e una camicia country, con altrettanti quadroni, ma dai colori diversi e contrastanti.
Definirli contrastanti è un eufemismo, per non dire che avrebbero potuto organizzare un torneo di boxe tra di loro.
Capirete bene quanto un pugno nell’occhio potesse far meno male che la vista di quell’ingorgo di abiti, ma i suoi biscottini sono stati capaci di farmi dimenticare anche un abbinamento a quadroni: color cachi/verde melma.
Lo so cosa state pensando: no, non è solo per i biscottini allo zenzero che gli voglio bene.
Io e Flaffy condividiamo tantissime cose, siamo cresciuti insieme.
Io so tutto di lui e lui sa quasi tutto di me. Quasi. Non è che non mi fidi, ma qualche segreto va anche tenuto per sé.
Avete visto quanto chiacchiero? Così tanto, che non mi sono ancora presentata.
Mi chiamo Mely e sono una deliziosa melagrana, non provate a mangiarmi, però.
Sono graziosa, sì, un po’ tonda, magari non troppo alla moda tra le bellezze di questi tempi, ma ho anch’io il mio fascino.
Posso vantare, per esempio, un ciuffetto niente male, ho delle stuzzicanti lentiggini che decorano le mie guance rosse, occhi grandi ed espressivi e un bel colorito vivace. Nulla a che vedere con quello smorto della svampita che abita due aiuole più avanti. Si chiama Betulla ed è una di quelle stangone dal fusto slanciato che vanno per la maggiore oggi.
Anche Flaffy ci è cascato, non me l’aspettavo, ma lui, come tanti, è caduto nella trappola della capellona smunta e dal sorriso “a trattino”.
Sì, proprio così: "a trattino"; quello che non sai mai se è una smorfia di disprezzo o un sorriso da interpretare, con molta fantasia.
Ad ogni modo, conoscerete anche Betulla.
Adesso, però, corro ad aprire a Flaffy, dall’odore che sento, i biscottini devono essere superlativi.
[continua...]

GRANI IMPERTINENTI... una tranquilla vita da giardino




 



... una tranquilla vita da giardino 




“Grani impertinenti… una tranquilla vita da giardino” è una piccola storia a puntate che ho iniziato a pubblicare sul sito www.omnicomprensivo.it.
Cosa può accadere in un piccolo giardino animato da una vivace melagrana, uno gnometto stiloso, una betulla antipatica e tanti altri colorati personaggi?
Che la vita, poi, non sia così tranquilla anche perché nel giardino c’è un inquilino alquanto misterioso: il Coso! Nessuno l’ha mai visto, ma è il più chiacchierato del giardino e il più ricercato dalla nota (?!) testata di gossip: Il gazzettino del vicino malandrino. Tra un battibecco e l’altro di Mely e Flaffy e l’ideazione di un improbabile piano per scattare una foto al Coso, guarderemo con occhi diversi anche un piccolo e, a prima vista, tranquillo giardino.

Vivace lettura a tutti!

Valentina

Tutte le puntate, fin'ora scritte, sono reperibili cliccando sul link relativo alla puntata prescelta. Nei commenti si accettano suggerimenti, critiche e anche, se vi fa piacere, complimenti ;)

 
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Gli scarabocchi che incontrerete, in realtà, sono scappati dallo Scarablog :D (... e non chiamateli disegni!) e me ne assumo tutte le responsabilità!

9 ottobre 2011

Storia di una piccola allodola senza cuore e del papavero che le donò il suo


L'ala dell'allodola circondata dal blu dell'oro si incontra col cuore del papavero che dorme sul prato adorno di diamanti, J. Mirò


Alle volte, la poesia di un dipinto incomincia a dischiudersi nel titolo.
Avete mai pensato al cuore di un papavero in un campo di diamanti?
Mirò ci ha pensato e l’ha avvolto nell’ala di un’allodola.
Così, il titolo di un dipinto, diventa una storia o almeno ci si chiede quale sia la storia dell’allodola e del cuore del papavero, e di come si siano ritrovati in quel prato di diamanti.
Io me lo son chiesto.
È così che è incominciato tutto e che, in un pomeriggio d’autunno, una piccola allodola con i suoi occhi scuri mi è venuta incontro e ha iniziato a raccontare di quando, appena nata, la sua mamma era molto triste e lei non riusciva a capire perché.
- Come mai sei così triste?
- Sai, quando sono nata ero davvero un bell’uccellino, avevo piume morbide e due piccoli, ma bellissimi occhi scuri come la pece. Mi hanno raccontato che la mia mamma, al solo guardarmi la prima volta, si è sciolta nella commozione più gioiosa. Questo, però, prima che il dottore le comunicasse la brutta notizia: ero tanto bella quanto sfortunata; a prima vista sembrava non fossi manchevole di nulla, invece…
- Invece, cosa?
- Invece, mi mancava una cosa importantissima: non avevo un cuore! Il dottore raccomandò alla mamma di trovarne uno al più presto, altrimenti i miei occhietti di pece si sarebbero chiusi per sempre.
- Oh, piccola cara, era per questo che la tua mamma piangeva, però, adesso sei qui e mi guardi con i tuoi occhietti vispi e sinceri, come si è risolto tutto?
- La notizia della piccola allodola senza cuore, intanto, si diffondeva, non sai quanti animaletti sono accorsi per offrirmi il loro aiuto, ma c’era un problema : nessuno sapeva in che modo, quel cuore mancante, avrebbe potuto essere mio. Non si trattava di eseguire una vera e propria operazione chirurgica, bisognava che quel cuore riuscisse a legarmi a sé come se fosse il mio, come se l’altro fossi io, in quel modo avrei sentito con quel cuore e, da quel momento, sarebbe stato anche il mio.
- Una cosa tanto bella quanto difficile…
- Dici bene: difficile. Io e l’altro avremmo dovuto essere legati per sempre. Era tanto meraviglioso quanto rischioso perché, se anche solo uno dei due si fosse allontanato, avremmo visto entrambi la fine dei nostri giorni.
- Che terribile prospettiva!
- Non sai quante volte ci abbia pensato, temevo non sarei mai riuscita a trovare quel cuore. A me sembrava tutto ancora più complicato, non avendo un cuore, mi risultava impossibile anche solo pensare di riuscire a legarmi a qualcuno che non fosse la mia mamma. Non sapevo vivere le emozioni, non sapevo cosa fosse un’emozione…
L’unica cosa che riuscivo a fare era piangere, ma non perché ne avessi realmente motivo o perché fossi triste, solo perché vedevo che la mamma lo faceva di nascosto e la imitavo. Perché la mamma piangesse e cosa provasse io non lo capivo, sono riuscita a sentirlo solo quando un cuore l’ho avuto anch’io.
- E il papavero?
- Il suo cuore, adesso è anche il mio cuore, lui è me ed io sono lui.
- Allora quel cuore l’hai trovato!
- È una storia buffa, ti racconto.
- Ascolto.
- Un tempo, la mamma aveva smesso di sorridere, aveva un’espressione fissa e inespressiva; l’unico momento in cui i suoi lineamenti mutavano era quando piangeva. Lei non piangeva mai quando c’ero io, si allontanava e, quando pensava non potessi vederla, lasciava che i suoi occhi si riempissero di lacrime. Io, però, c’ero. Io la vedevo. È stato allora che ho iniziato a imitarla e piangevo quando la mamma non poteva vedermi. Credevo funzionasse così e, per riuscire meglio, andavo il più lontano possibile. Un giorno, mentre piangevo, ho udito una voce che mi chiedeva perché fossi così disperata. Non sapevo cosa dire, l’unica cosa che son riuscita a singhiozzare è stata:“Non lo so…”.
Era un papavero, rosso e delicato, ma anche forte, nonostante il suo stelo sottile e i petali quasi trasparenti.
Il papavero non era riuscito a trattenere una forte risata, io lo guardavo senza capire.
“Perché ridi, papavero?”
“Scusami, non voglio interrompere il tuo momento di tristezza, ma, solitamente, anche se non lo si ammette, c’è sempre un motivo quando si piange.”
“Io… io non so davvero perché piango, lo fa sempre la mia mamma e io faccio come lei. Perché, è una cosa sbagliata piangere?”
“No, piccola allodola, spesso si piange per dolore, per qualcosa che ci fa male, ma, qualche volta le lacrime sono di gioia. Si è talmente felici che il sorriso degli occhi brilla così tanto che quella luce viene fuori con le lacrime. Sono lacrime luminose in cui affondano i più bei raggi di sole.”
“Che bello, speriamo la mia mamma pianga per questo.”
“Vedrai che sarà sicuramente così, ma adesso avvicinati e dammi l’ala, ti accompagno a fare una passeggiata.”
Ecco, questo è stato il nostro primo incontro, ricordo ancora adesso quella passeggiata. Il papavero, mi ha portata con sé e mi ha fatto conoscere i suoi amici fiori Ha asciugato le mie lacrime con i suoi petali rossi che si son bagnati, talmente tanto, da sembrare che li avesse colti un acquazzone. Mi ricordo che con quei petali in giù era così buffo che non riuscivo più a piangere, neppure impegnandomi. Quando ero con lui non facevo che sorridere.
- Come hai fatto a capire che il cuore del papavero sarebbe diventato il tuo?
- Non l’ho capito, l’ho sentito. Ero così felice di stargli accanto che, tutti i giorni, non vedevo l’ora di rivederlo. Quando tornavo a casa, la mamma sorrideva perché diceva che i miei occhi avevano una luce di cui mai prima d’allora avevano brillato. Quando lui non c’era, mi mancava. Non riuscivo a vedere qualcosa di bello senza pensare al sorriso che avrebbe avuto se lo avesse visto anche lui. Lui era in me ogni giorno di più e per lui era lo stesso. Una volta, in una notte stellata, guardandomi mi ha detto: “Dobbiamo imparare la mappa del cielo, io non so leggere i sentieri delle stelle. La impareremo insieme e quando non potremo essere vicini, basterà conoscere la posizione esatta delle stelle e riusciremo sempre a ritrovarci.”
- La storia che mi stai raccontando è meravigliosa. Un cuore per due, si potrebbe pensare sia meno che due cuori, invece è molto di più! Poi cosa è successo?
- Un giorno, stavo uscendo dal nido per raggiungere il mio amico, ma non ho potuto, sono inciampata e l’ala mi si è rotta. Quell’incidente proprio non ci voleva, la mamma non sapeva come raggiungere il papavero per avvisarlo e io non riuscivo a volare. Sembravano non esserci soluzioni, ma dovevo trovarne una, e al più presto! Ho pensato alle stelle, mi sarei affidata a loro e mi avrebbero aiutata. Tutte le sere, volgevo lo sguardo al cielo e dicevo alle mie luminose amiche dalle cinque punte: “Oh stelle del cielo, voi che potete raggiungere chiunque in ogni luogo, andate dal mio amico papavero. Ditegli che ci sono, che non mi sono dimenticata di lui, che tornerò e spero di ritrovarlo.”
Sono trascorse settimane, la mamma aveva ricominciato a piangere e piangevo anch’io, adesso sapevo perché: ero triste, mi mancava il papavero. Iniziavo a sentire, in quel momento, qualcosa pulsava nel petto e, anche se non sapevo spiegarmi cosa fosse, sapevo che voleva dire qualcosa di bello. Finalmente, poi, è arrivato il giorno in cui le mie ali son ritornate a volare. Senza perder tempo, ho raggiunto il mio papavero.
- Sarà stato felicissimo di rivederti…
- Lui era nel suo prato. Un prato bellissimo, una distesa verde tempestata di piccoli fiori bianchi che erano come tanti diamanti. Aveva costruito un nido di petali profumati e…non ha atteso un secondo prima di corrermi incontro, stringermi forte e dirmi: “Le stelle mi hanno detto di te. Ti ho aspettato anche se è stato difficile starti lontano, però, adesso siamo insieme e non ci lasceremo più. Occupi tutto lo spazio possibile nel mio cuore, anzi, il mio stesso cuore è tuo e non voglio che ci sia anche solo una parte di me in cui non ci sia tu!
È da quel momento che nel petto ha iniziato a battere qualcosa. Un battito che avevo iniziato a sentire già da un po’, ma al quale non facevo caso. Era sempre stato silenzioso, ma non abbastanza perché io non me ne accorgessi. Adesso batteva come il tamburo della banda musicale, durante la festa del paese. Ero guarita, avevo ricevuto il mio cuore! Da quel momento, le emozioni hanno iniziato ad accarezzarmi, è stato un bello scombussolamento all’inizio, sai?
Adesso, però, che rida o pianga non riesco più a fare a meno di sentire.
E tu? Il tuo cuore l’hai trovato?

Vi lascio con questa domanda. La risposta la conosce la piccola allodola dagli occhi di pece che, da quando ha trovato il suo cuore di papavero, non l’ha più lasciato. E vi lascio anche con questo abbraccio, che sogna in un prato di diamanti, baciato dal sorriso del sole.