24 febbraio 2014

spazio #3


scarabocchio di Valentina Luberto

In silenzio nasceva una linea di pece. In assenza di luce. Una voce, lontana lontana, incideva la linea. Bianca, del raggio di luna più vivo, la voce brillava. Una canzone dimenticata, celata tra i rami d’un albero solo. Il rosso di un bacio rubato a una notte distratta. E la linea di pece, ferita dal bianco, scioglieva il rancore. E il cuore tremava d’amore. E la notte continuava a far finta di non vedere.




4 febbraio 2014

Dinosauri che non ci sono, ma sembra di sì. A me, sì.


Ti ho fatto un regalo. In tutto questo bianco che incanta ho pensato che un regalo, almeno uno, potevo cercarlo. Così ho fatto un gran respiro, ho chiuso gli occhi e ho immaginato tutto quello che si può scarabocchiare su tutto questo bianco. Aspetta. I regali più belli sono quelli attesi, quelli che ti sei anche dimenticato di desiderare per quanto tempo è trascorso o quelli che hai desiderato così tanto che nemmeno lo sai più se li vuoi davvero. Il mio regalo per te è uno di questi, uno di quelli che sai se è quello giusto quando ce l’hai davanti. E lì, proprio in quell’istante, se allunghi le braccia perché non puoi più aspettare ad abbracciarlo, allora vuol dire che, da qualunque tempo arrivi quel regalo, è l’unica cosa che senti di volere. Hai pensato a quante cose si possono scarabocchiare su tutto questo bianco? Io no. Quando io scarabocchio non penso mai. Non cancello mai, proprio come quei regali che assomigliano a quello che sto confezionando per te. Che poi magari lo vedi e fai una di quelle facce che mammamiacomeleèvenutoinmente (tutto attaccato perché lo pensi veloce e cerchi di nasconderlo in uno di quei sorrisi che “Oh, mio Dio. No, spero proprio di no! Non me lo fare quel sorriso, dai”). Oppure lo guardi e ti ricordi la prima volta che lo hai desiderato, ti ricordi quanto lo hai aspettato e pensi che adesso non c’è più niente da ricordare e che la vita non puoi farla più aspettare. Aspetta. Ancora un po’, giusto il tempo di lasciare il mio regalo e andare via ché almeno vedo da lontano quando lo scarti, ché se fai una di quelle facce lì mi sembra meno buia, ché se lo apri e pensi che non lo vuoi più io sono già via, ché se lo scarti e pensi che è tutto quello che vuoi faccio sempre in tempo a ritornare. Hai pensato a quante cose si possono scarabocchiare su tutto questo bianco? Io ne ho pensate tante e nessuna e il mio regalo è questo...





... scegli tu da dove vuoi arrivare.


[e se stai pensando che è un dinosauro dall'occhio rosso, con il ciuffo e l'ugola canterina... no, questo l'ho pensato io. Io penso sempre tante cose, tu, però, non pensarci troppo]