31 gennaio 2013

tu, ancora tu




Scompare la sera, sotto un velo di bruma soffiata tra le parole che si sono perse. Il primo bacio e l’ultimo. Lontano, tanto lontano, il ricordo di quello che è stato. Sospeso, tra le parole che si cercano per non trovarsi. L’ attimo prima e l’ attimo dopo di due curve calde che si incontrano, di nuovo. Su quel filo sottile in cui vive l’equilibrio tra il sogno e il vero. Disequilibrio d’anime e fuoco. Presenza celata in questa sera che scompare tra la bruma e la brama d’averti con me.



 

  [tutto è sogno
tutto è vero
tu, io
tu, ancora tu]



26 gennaio 2013

Io, forse.

Immagine di Monica Coppini




Io sono spaventata, tanto. Io sono. Io ancora non sono, è questo il problema, forse. Sono: tanti pensieri, passioni, parole, piccoli pezzi di vita che sono come pezzi di vetro infranto che si avvicinano per cercare di rubare, a un riflesso di quella superficie frastagliata, qualcosa di vero. Una superficie frastagliata, questo sono. Poi c’è lei, poi. Lei che mi guarda come se conoscesse tutto di me, se sapesse come andrà a finire. E io? Io, chi sono? Lo sa chi sono? Io. Lei, da quei suoi cinquant’anni vissuti tra un segno e l’altro che viaggiano sul suo viso. Una ragnatela di vita in cui io mi sento impigliata. Io, inadeguata per tutto, lei che saprebbe dove posizionare quei pezzi di vetro nel modo giusto perché, dal riflesso ottenuto, possa venir fuori la giusta immagine di me. Io, forse. Io sono, sono qui e cerco di prendere tutto quello che posso anche solo da un piccolo riflesso di un altrettanto piccolo e solo pezzo di vetro. Solo, come me. Anche se c’è lei che sa tutto, che sa trovare la risposta giusta per me pescandola, ad occhi chiusi, da ogni singola traccia di vita disegnata su quel viso che, la vita, l’ha vista in faccia per un bel po’ e ne ha fatto un boccone solo, mandando giù anche quello che proprio non le andava. Lei, è. È tutto quello che stringe di lei e tutto quello che sa di me. Io sono, un pezzo di lei, un pezzo di vetro che sa da dov’è stato staccato, ma ancora non si riconosce. Io sono, spaventata, tanto. Perché non lo so, perché tutti questi pezzi che si cercano senza riuscire a trovarsi, continuano ad andare. Non sanno dove, ma vanno. Tornano indietro, al punto di partenza. Qualche volta fanno finta di non vedere le indicazioni. Hanno paura di trovare la strada. Quella che per lei ha una mappa ben precisa: la ragnatela di vita disegnata sul suo viso, i suoi percorsi testati e le sue scorciatoie. Quella che è la “sua” vita. Non la mia, ma a lei, tutto questo, non interessa. Lei sa chi sono e quale strada debba percorrere. Sa da dove vengo: sono impigliata in uno dei fili della sua ragnatela, sono solo un piccolo pezzo di vetro staccato da lei che pensa di possedere il più vero dei riflessi di me. Rifletto, oggi non so chi sono.


12 gennaio 2013

riflessi

Doisneau




Mi sono sempre nascosta, ho pensato di distrarti vestendo abiti che non mi appartenevano. Non questo vestito nero che stringe li mio corpo quasi a non farlo respirare, non questo filo di perle che simula il cappio alle parole che non riescono a venir fuori o i miei capelli che scimmiottano una medusa urticante quanto tutto ciò che scorrerebbe tra le fessure delle mie labbra serrate. Ho nascosto me stessa, nella ferma volontà di non renderti accessibili i miei pensieri. Un pensiero, tutto quello che mi resta, tutto quello che tu non avresti mai potuto mutare ché è facile svestire il corpo, ma l’anima no. L’amina resta fissa e muta, si mimetizza con il silenzio o lo sproloquio, solo per non farsi trovare. È il mio tesoro, quello a cui tu non potrai mai avere accesso, quello che brami senza saperlo, quello che ti illuderai di aver trovato nella mia risata brillante e sciocca. Rumore,  tutto quello che ascolterai. Suono, tutto quello che non ti concederò.  Ti sazierai di un’immagine vuota e sola, t’illuderai di riempirla con le tue carezze d’occasione, ti farò sentire il mio unico desiderio. Sono un’attrice, lo so da quando sono venuta al mondo, da quando la prima volta che un uomo ha cercato di prendermi gli occhi ha portato a casa solo uno sguardo studiato in pomeriggi interi trascorsi a provarlo allo specchio. Non si è accorto di niente, non si accorgerà mai di niente. Come te, che credi di spogliarmi con gli occhi e non fai che sfogliare una cipolla della sua pellicola senza mai arrivare al cuore, che ti stordisci del suo odore senza riconoscerla più. Un mare di cipolle fluttuanti che non ha più odore di mare. E io sono qui, mi nascondo ancora. Sfoglia dopo sfoglia sottile, mi rivesto. Odore dopo odore, ti stordisco. E non ci sono, mentre pensi di avermi trovata scivolo via, per non esserci quasi più.


8 gennaio 2013

magie


Immagine dal web



Le magie, una alla volta, si sono impigliate nel cielo che quasi sembrano stelle, che quasi sentono tutto, che quasi si sentono bene. Quasi quasi, una per una, scendono giù che grondano luce, che scaldano il viso, che riempiono gli occhi. Le magie, qualche volta, scorrono lente nel silenzio di giorni che piovono pece, che mordono assenze, che accendono pezzi di cielo impigliati in pizzichi d’incanto. Le magie, questa volta, aprono un sipario di velluto rosso, spengono le luci. Incomincia lo spettacolo. Per una volta, solo per me.