Succede così: un colpo di vento e tutto salta via. Vola. No, salta! Salta come i grilli d’estate e la corrente quando c’è temporale o come quando mi spavento. Buh! Ecco, vedi ? Son saltata. Quando salta qualcosa va sempre a finire dove non riesci più a trovarla. Dove sei finito tu. Ehi, ma non ero saltata io? Che c’entra? Be’, non saprei, eppure le misure credevo fossero quelle giuste. La giusta distanza né più né meno. E tu, dove sei? E io? Io son saltata, giusto. Come la distanza? Né più né meno. Meno male che l’ultima volta sono stata attenta. Quando son saltata via, mi sono ricordata di lasciar andare un filo e son riuscita a ritrovarmi. E il tuo filo? Dov’è il tuo filo? No, sto facendo di nuovo confusione: quella che salta sono io, tutte le volte che fanno “Buh” o giù di lì. Lì, mi pare di aver visto un filo: è tuo? È volato via. Saltato! No, volato, non è mica un broccoletto in padella o la corrente. È un filo, solo un filo e i fili volano come le code degli aquiloni. Come il tuo, che non vedo più. Come me: sembrava un “Buh!”, credevo sarei salata via, invece no. Invece volo, legata alla coda di un pensiero che somiglia a un aquilone, felice di non essere un broccoletto, ma sempre pronta anche a saltare. L’importante è che non sia in padella, a meno che un broccoletto faccia:"Buh!"
30 maggio 2011
15 maggio 2011
senza sangue
Fontana, Attesa 1965
Portami con te, al centro di uno stupore improvviso. Rosso, senza che te lo chieda. Stretto tra le pieghe della mano e leggero, nel soffio che scivola tra le dita. Portami via, anche solo in un pensiero. Lo lego a te. Tra un soffio e l'altro, in questo scivolone che non mi lascia andare. Non farmi male, non tu. Tu che conosci la geografia delle mie ferite. E sei rosso come il sangue. Senza sangue. Rosso, e non ho bisogno di chiederlo. D'improvviso, dal calore di una ferita. Senza essere altro che tu. Senza dover essere altro che io. In questo istante, in questo pensiero che lego a te. In una ferita che scotta. Bianca.
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