22 novembre 2020

qui


 

Lei incontra lui, un attimo prima di lasciare un posto in cui neppure voleva andare.
Lui incontra lei, in un posto in cui ancora non sa di voler ritornare.
È una storia che si riscrive ogni volta perché lei perde sempre un po' di lui che non sa se vuole davvero trovare lei.
E ci sono tante parole che riempiono uno spazio bianco in cui si disegna, poco a poco, una storia che, cercarla tra tutto quell'inchiostro, è come decifrare una mappa consumata dal tempo.
Questo segno cosa sarà?
Un confine?
Una città?
Un posto segreto che nessuno mai incontrerà?
C'è da srotolare la trama, come si fa con un rotolo di pasta sfoglia che scivola veloce su un piano infarinato.
La farina sbuffa ovunque, è come nebbia.
In tutta quella nebbia, lei cerca di vedere lui, non sempre ci riesce, ma continua a cercare perché le piace avere quelle piccole nuvole di farina che viaggiano sul suo viso e la rendono ogni volta nuova.
Lui, qualche volta, riesce a scorgere lei, qualche altra, si perde e pensa di non trovarla più o non averla mai incontrata. 
E c'è un finale che non si lascia trovare, è un po' avvolto nella nebbia e un po' attorcigliato nei pensieri di lei e lui che ancora non hanno un appuntamento da non mancare.


Torni sempre

 


Siamo lontani, poi vicini. Due dei tre mondi di Escher che si danno appuntamento in quel mondo terzo che nessuno direbbe mai che esista, eppure c'è. Mi hai chiesto se penso a te. Io non ti rispondo, lascio che tu senta il mio pensiero che ti raggiunge ogni volta che chiudi gli occhi e cerchi di immaginare qualcosa che ti fa sorridere.

15 ottobre 2020

minuscole gocce e scivolosi pensieri




Piovono, lentamente, tante minuscole gocce d'acqua che scivolano sui miei pensieri e li accompagnano come se fossero l'unica melodia possibile. Uno alla volta, dichiaro tutti i ragionevoli motivi perché sarebbe meglio di no. Due volte, almeno, ho pensato di andar via da te. Tre, sono io. E tu, tu chi sei? Tu che nascondi piccoli pezzi di te in un mare di parole, tu che sei oltre ogni soluzione a cui riesco a pensare. Tu che sei un inspiegabile e meraviglioso groviglio di sentimento e sensazione. Io, io dove sono? Io che penso di sapermi e non mi so. Io che ho voglia di saperti, ma non so. Io e te che siamo e non siamo insieme. Noi, che, ora che lo dico, non so se sia una buona idea. Noi, lo ripeto a bassa voce, come uno dei nostri segreti, quello di cui sono più gelosa e che non riesco a dire.



12 ottobre 2020

appena un po'


“Ti spavento?”
“Sì, ma mi piace”
E mentre ti rispondo so che non sei tu a spaventarmi, ma quello che di me ancora non conosco e che tu mi mostri, appena un po’. Anche se non lo sai, anche se io ancora non so se riuscirò ad andare oltre quell’appena un po’.


 

11 ottobre 2020

Quando penso a te, non penso.


 Quando penso a te, ogni pensiero si ferma. Come ti penso, allora? Non ci penso, ascolto. E sono così gelosa dei nostri segreti che quasi ho timore possa ascoltarli qualcun altro. Così, li tengo a mente e li ripeto come se a confidarmeli fossi ancora tu. Ripercorro ogni parol, faccio piccoli cerchi con il naso all'insù, quando inseguo questo o quel pensiero. Mi fermo, poi. Chiudo gli occhi e sorrido. Tu lo sai e giochi a perdere e prendere le parole per cercare quelle giuste e ritrovare il mio sorriso. Io lo so e ti lascio fare, anche se, qualche volta, vorrei dirti qualcosa che forse non dovrei. Vorrei tante cose che non ti dico e ascolto tutte quelle che non mi dici tu. Così, ci parliamo tra le parole non dette e quelle che ci diciamo a bassa voce. Quasi in silenzio, nel modo in cui solo l'orecchio abituato al suono di una voce che gli è cara sa ascoltare: sa che afferrare tutto non è importante, non gli serve sapere ogni cosa per poter capire. So che non voglio trattenere te né me, mentre ci scopriamo sottovoce come il più prezioso dei segreti da tenere. Sai che tengo a te e al modo in cui mi tieni, come un'equilibrista sul filo che sta per scivolare.



10 ottobre 2020

Oggi ti scrvivo





Oggi ti scrivo. Scrivo a te che non aspetti queste parole, ma sei pronto da sempre a riceverle. Ci siamo incontrati in uno spazio che  forse non c'è, ma che è l'unico in cui ci saremmo potuti vedere. Dove il tempo non esiste o dove l'unico possibile è il nostro. Ci percorriamo come quei sentieri che all'imbocco sembrano impervi, ma che fanno presagire la scoperta di luoghi incantati. Ti do la mano che immagino come un rivolo d'inchiostro che racconta un piccolo pezzo della mia storia che si lega alla tua. Così ci mescoliamo in questo tempo senza tempo in cui ogni ragione è sospesa e l'unica cosa che conta è quello che sentiamo. Sento che, oltre ogni cosa, ti porterò sempre un po' con me, in quel posto che è solo tuo. Vedo che sai cosa voglio dire. Dico che, nonostante tutto, siamo vicini. E questo conta, conta per me. 




[I]

Pensieri che sono regali non pensati







Ho pensato di farti un regalo e, nello stesso istante, ho realizzato che i regali non si dovrebbero pensare. E non è questione di mancanza di cura o di “ti prendo la prima cosa e via”, ma di guardarsi intorno, vedere qualcosa e dire: “ecco, sei tu”.
In questo o in quell’altro tempo, magari distante o magari no. Forse, e dico forse perché non sono mai davvero certa di niente, se io dovessi pensare adesso un regalo non pensato per te, prenderei questa giornata di pioggia, salterei tutta la parte in cui ci sono tuoni, fulmini e saette e arriverei, dritta dritta, a quel punto in cui, attraverso la finestra vedo che, in tutto quel grigio, si fa largo un sorriso rovesciato che sembra contenere tutti i colori del mondo, invece ne ha solo sette. Quel sorriso rovesciato è il mio regalo per te, senza pensarci troppo. Anche se non sei qui, vedo che lo giri e lo indossi come se fosse sempre stato tuo. Questo sorriso che ho sul mio viso adesso, invece, sei tu.
Tu che hai ricevuto un regalo e nemmeno lo sai.
Tu che mi hai fatto lo stesso regalo senza pensarci: un arcobaleno in un terribile giorno di pioggia che ha solo sette colori, ma sembrano di più. Tutti quelli che le parole e i pensieri non riescono a raccontare.