28 febbraio 2013
20 febbraio 2013
parole smarrite
Appearance, Juan Medina
Mi meraviglia sempre come la contingenza degli eventi si ostini a suggerire risposte. I segni, i segni, i segni … che vorranno mai dire, sul serio? Io tento di dare risposte a domande che non ho fatto, ma che saltano fuori senza invito e restano senza chiedere il permesso. Uno spazio per loro c’è sempre, pensano. Lo sanno, lo so. Frugo nel passato per colpa di qualcosa di molto più sciocco che serve a scavalcare un fastidioso intoppo al presente. Trovo. Io trovo sempre qualcosa, soprattutto quando cerco qualcos’altro che con quello che mi serve non c’entra niente. Trovo me, svestita come non lo sono mai stata, credo. Com’è l’anima senza difese né riserve nell’intento di non lasciare andare qualcosa che sente suo. Nuda. Com’ero io tra quelle parole. Senza imbarazzo. Non ho mai provato vergogna per ciò che è visceralmente vero. Avevo freddo, però. Penso di non aver sentito più così tanto freddo come quella volta. Mi manca quel freddo, mi manco io. Mi siedo tra quelle parole, sanno di tutti quei sapori che quando li rincontri dici: “No, non sono più quelli di una volta. Prima era diverso”. Prima. Mi alzo ché è ora di andare. Sarebbe ora, ma spunta una domanda senza invito. La lascio entrare. Cerco la risposta tra altre parole. Non le trovo, non ci sono più. Io non le ho mai cancellate né le ho nascoste, ma sono scomparse. Ora è una risposta quella che arriva. Bussa, inaspettatamente. Le apro e prima di lasciarla entrare la osservo bene, come se i miei occhi fossero alla ricerca di una conferma che sanno non otterranno mai. Mi allontano. Sono distante da tutto, anche da me. Torno al fastidioso intoppo e viene fuori un’altra domanda: “Cosa stavo cercando?”. Questa volta ho una risposta, è inequivocabile e chiara, ma non è quella che avrei voluto trovare.
[Dove vanno tutte le parole che perdi?
Qualcuno le ascolta?
Qualcuno le ascolta?
Dove vai tu, mentre le cerchi?
Dove sei, tu, adesso?
Io, non so.]
19 febbraio 2013
17 febbraio 2013
Ciao, semplicemente
Donna seduta di spalle, Margherita Fascione
Vorrei che fosse semplice. Non importa cosa. Semplicemente,
vorrei. Tante cose che non sono e che non so se avrò mai. Chi mi manca e non
potrò mai più vedere perché la vita se l’è portato via e io non l’ho nemmeno
salutato. Ché sembra una cosa così, ma io tutte le volte che saluto qualcuno lo
sento se non lo rivedrò più. Quella volta no. Vorrei. E tu puoi anche dirmi che
dovrei dire: “Voglio!”, se vuoi davvero qualcosa dici che devo dire: ”Voglio!”.
Eh, ma mica funziona sempre. Io ci ho provato, quando poteva funzionare e anche
quando lo sapevo che non avrebbe mai funzionato. Ché certe volte, soprattutto quando
fa freddo, freddo come questa notte, tu ci provi lo stesso e dici: “Voglio!”.
Poi? Poi ti aspetti una magia ché a te proprio non la fanno, lo sai da quando hai iniziato ad aprire gli occhi e infilarli nel mondo che le magie succedono. Succedono e basta! Vorrei aver fermato tanti piccoli istanti, quelli che ho visto solo io, ma se li ho visti vuol dire che c’erano. Io c’ero, il resto non conta. Conto tutte le volte che ho detto: “Sono felice”.
No, forse non l’ho detto mai, però l’ho pensato. In silenzio, una o due volte, in quel posto solo mio dove chissà se porterò mai qualcuno. Io ci sto bene anche da sola. È mio, è me.
E nemmeno lo so cosa vorrei davvero e penso che un po’ è un vantaggio e un po’ no. Vince “un po’ no”, per il momento. Giusto il tempo di trovare un piccolo angolo in cui chiudere gli occhi, sentire che va tutto bene e non aver paura di dire: “Sono felice!”, senza pensarci nemmeno un minuto e senza doverci ripensare. Una cosa che proprio non sopporto è chi va via senza salutare, un’altra, invece, è quando non è più possibile dirgli: “Ehi, perché non mi hai salutato!”. Eh, ma mica funziona sempre così. Il più delle volte non funziona affatto.
Poi? Poi ti aspetti una magia ché a te proprio non la fanno, lo sai da quando hai iniziato ad aprire gli occhi e infilarli nel mondo che le magie succedono. Succedono e basta! Vorrei aver fermato tanti piccoli istanti, quelli che ho visto solo io, ma se li ho visti vuol dire che c’erano. Io c’ero, il resto non conta. Conto tutte le volte che ho detto: “Sono felice”.
No, forse non l’ho detto mai, però l’ho pensato. In silenzio, una o due volte, in quel posto solo mio dove chissà se porterò mai qualcuno. Io ci sto bene anche da sola. È mio, è me.
E nemmeno lo so cosa vorrei davvero e penso che un po’ è un vantaggio e un po’ no. Vince “un po’ no”, per il momento. Giusto il tempo di trovare un piccolo angolo in cui chiudere gli occhi, sentire che va tutto bene e non aver paura di dire: “Sono felice!”, senza pensarci nemmeno un minuto e senza doverci ripensare. Una cosa che proprio non sopporto è chi va via senza salutare, un’altra, invece, è quando non è più possibile dirgli: “Ehi, perché non mi hai salutato!”. Eh, ma mica funziona sempre così. Il più delle volte non funziona affatto.
“Ciao”, comunque e
ovunque…
8 febbraio 2013
segnisognati
I tarocchi degli amanti, Antonio Cristalli
Le carte
dicono di fidarmi dei miei sogni. Le carte dicono che i miei sogni hanno
qualcosa da predire, da rivelare. Le carte dicono tante cose, soprattutto
quando c'è una tavola e hanno tutta l'intenzione di cambiare. Le carte. Poi ci
sono i sogni. I segni. Le voci spente. Le luci da riempire e i suoni da
ricordare. Poi. Una piccola luce fa capolino nel buio. Adesso è ombra. Le carte
l'avevano detto, solo che io avevo gli occhi chiusi e non sono riuscita ad
ascoltare.
[... poi ci sono pensieri che dimentichi e ritrovi. Te li riprendi e lasci un foglio bianco là dove li hai rubati. Dovrà pur restare qualcosa ad aspettare.]
isole bianche
Guttuso
Questo lembo di cielo è un pezzo di mare capovolto e io sono
su un’isola. La mia isola è un lenzuolo bianco e leggero che ondeggia tra l’azzurro,
nel vento. Il vento è la sola melodia che so ascoltare. A occhi chiusi si
capovolge il cuore. A occhi aperti non riesco a smettere di sognare. La mattina
si schiude tra il mio lenzuolo bianco e il vento, è lì che trovo tutto quello
che perdo quando gli occhi hanno lasciato andare un sogno che non vuol farsi
dimenticare.
[il vento
il mare capovolto
un'isola bianca
e.]
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