25 maggio 2015

sentieri liquidi





Questa mattina ho messo via un po’ di cose: tutte le parole che avrei voluto dire e non dirò più, un bacio e un foglio strappato da un calendario. Queste cose le ho tenute con me per un po’, non riuscivo a lasciarle andare. C’era la pioggia. La pioggia porta via tutto in fretta e io volevo che per l’ultima volta, anche solo con un cenno di mano veloce, potessi salutare senza che si vedesse troppo la mancanza che già sentivo di provare. Ho pensato al tempo, a quello che non sono riuscita a riempire, a quello che si è svuotato senza avvisare e a tutto quello che ho perso domandandomi dove fosse andato a cacciarsi. Ho pensato anche che la caccia e il tempo non sono andati mai d’accordo e non ci andranno mai, ché il tempo si nasconde e ti costringe a contare fin quando non si stanca di stare ad ascoltarti. D’un tratto la pioggia ha smesso di cadere e io, con l’orologio in una mano e la consapevolezza che non me ne sarei fatta un bel niente nel cuore, ho affrettato il passo nella direzione da raggiungere, senza esitare. Il mio passo veloce non era che un sentiero da tracciare, un’impronta da affidare in modo che il tempo sapesse come fare ad arrivare. Ed è arrivato, nel bel mezzo del sentiero di orme liquide è arrivato. Tutte quelle cose che avrei voluto dire e non dirò più, nel lembo smerigliato della pagina di calendario, strappata chissà quando e chissà dove, sono scivolate in una pozzanghera insieme a tutto il tempo che si è stancato di ascoltarmi contare.