22 gennaio 2019

E non potrei far meglio di così.




Luna, perdonami, non ho resistito 




Ci sono delle cose che io non smetterò mai di guardare sempre con occhi nuovi, anche se il posto è lo stesso, anche se, poi, nessun luogo è lo stesso già un attimo dopo esserci stati, figuriamoci a distanza di giorni, di anni, di vite. Quello che mi piace ogni volta è quella voglia di aprire gli occhi il più possibile per lasciare fuori il meno possibile. Possibile? Sì! Comunque, c'è sempre anche un "comunque" che ti salva in quei momenti in cui perdi il filo, prendi tempo, perdi un pezzetto di te che se ne è andato chissà dove. Anche i "comunque" sono sempre diversi, nonostante il numero di lettere per scriverli sia sempre uguale, che le lettere non cambino mai e che quasi sempre ci sia una virgola per prendere un pizzico di tempo in più. È in quello spazio che accadono gli imbarazzi più preziosi, quelli che cercano di mimetizzarsi con un diversivo come tanti e così unico. Comunque, volevo parlare del mare e della luna, e comprendo che siano stufi di sentirmi raccontare di loro, che si siano accorti che tutte le volte che li guardo cerco di portarli via con me, e non è detto che siano contenti di questo, eh; però... ecco che è successo di nuovo, ho aperto gli occhi, forse più di quello che avrei dovuto, voluto. Così, ho perso di vista il filo e tutto quello che avrei desiderato dire adesso si trova tra tutte queste parole scritte senza fiato e quello che non riesco a dire. Comunque, va bene così. E non potrei far meglio di così.

14 gennaio 2019

nelle terre di nessundove





disegno di @valentinaluberto

Dove sono finite tutte le cose che non siamo riusciti a dire? Quelle che si sono fermate sulla punta della lingua e non sono andate più in là, o che abbiamo tenuto strette nella smorfia di una bocca serrata a fatica? Ci ho pensato e non lo so; però, se provo a immaginarle, le vedo tutte chiuse in una busta di cui nessuno ha inumidito i lembi perché potessero sentirsi libere di uscire fuori da un momento all’altro. In una di quelle lettere mai spedite, scritte con un tratto d’inchiostro sbiadito dal tempo perché non sono più state cercate. Sono lì, dimenticate. Nessuno si ricorda più che cosa avevano di così importante da dire. Qualcuno non sapeva neppure le dovesse ascoltare. Si dissolvono tra le trame della carta, lasciando un segno che faccia immaginare quel tanto che basta per sentire quei pensieri che non hanno avuto abbastanza coraggio per essere espressi. Lì, dove chi le ha scritte sa che le potrà cercare e chi non le ha mai ascoltate non sa cosa avrebbe potuto trovare.



[Le terre di nessundove non mi sono mai piaciute, ci sono troppe possibilità e nessuna. Non ci sono io, mai.]