2 luglio 2009

pensieri arrotolati




Era una di quelle mattine che di sfilarsi dal letto non ne hanno alcuna intenzione, ne ascoltava il respiro pesante, fasciata nel lenzuolo da cui faceva fatica a separasi. Pensò che sarebbe stato bene srotolare i suoi dubbi incastrati nella tapparella della finestra che dava sul mercato. Aveva sempre pensato quella finestra le somigliasse, sbirciare da lì era come fotografare un piccolo scorcio tra i suoi pensieri. I suoi, erano pensieri profumati di spezie, cangianti come taffetà e scivolosi come seta. Pensare che ci provava ogni volta ad afferrarli, li accarezzava, li teneva tra le mani, ma, al momento di trattenerli, le scivolavano via e cadevano leggeri, adagiandosi con delicatezza al suolo. Quando non c'era vento, altrimenti volavano via con la stessa velocità con cui avevano cambiato colore. Si nascondevano. Poteva trovarne traccia nel vociare concitato per la contrattazione di un metro di stoffa, nel prezzo d’affare gridato a gran voce, nell’odore forte del banco dei formaggi, nelle risa delle ragazze in cerca d’occasioni, tra le bancarelle e nei colori del banco della frutta. Quella mattina, il mercato non c’era, era una di quelle mattine che di sfilarsi dal letto non ne hanno alcuna intenzione. I pensieri erano tutti da srotolare e non erano seta né profumo di spezie, non erano risa né colori. Erano soltanto pensieri da srotolare, facendo meno rumore possibile e chiudendo gli occhi per quel che si poteva ché, quella mattina, del calore del mercato non se ne annusava neppure l’ombra.



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