2 luglio 2009

accadeva la sera


Accadeva la sera, il manto onice aveva coperto tutto quel che c’era da coprire, anche i suoi pensieri. Sedeva, con aria assorta, sul gran ceppo che dominava la parte sinistra de giardino che, al calar delle tenebre, era resa quasi invisibile all’occhio scrutatore del giorno. Abitava quel luogo tutte le volte che refoli sottili facevano sussultare il suo animo. Era come fosse altrove, come se quel che la circondava fosse parte di un luogo a cui lei non apparteneva. Lontano. Intrecciava, con movimenti lenti e puntuali i suoi lunghi capelli corvini, per poi raccoglierli in un perfetto chignon, appuntato con un piccolo rametto d’ulivo. Le piaceva sistemare così i capelli, si assicurava che fossero perfettamente in ordine, poi, lasciava cadere le braccia lungo i fianchi come al termine di una gran fatica. Si abbandonava a quel senso di pace, godeva della discrezione che il manto onice della sera le regalava. L’oscurità le dava l’illusione di rendersi invisibile, era così che risaliva la cuspide dei suoi pensieri, era così che li raccoglieva con meticolosità lungo il cammino, proprio come quando, con tutta la cura di cui era capace, intrecciava i capelli. Sentiva di quietare il suo animo, mettendo ordine, nonostante continuasse ad intrecciare pensieri. Accadeva la sera ed accadeva anche tutto quello che di giorno non riusciva a farsi ascoltare. Un leggero movimento rompeva l’immagine statica di quel lembo d'esistere scampato al tempo, le braccia risalivano lungo i fianchi fino a chiudersi in un abbraccio. Il suo, era uno di quegli abbracci che lasciano spazio ad un arrivo certo. Era lì, in quell’abbraccio aperto, che raccoglieva lo chignon dei suoi pensieri, era lì che cullava tutta la sua attesa.

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