26 giugno 2014

Domanda su cui si accorgono che glisso. Dovevo inventarmi qualcosa. Me la sono inventata. Speriamo non se ne accorgano.


Sarolta Bán


Perché scrivo?

Perché altrimenti mi mancherebbe l’aria – e soffocherei di noia per questa risposta, degna del miglior best seller da Autogrill. Io voglio finire in Autogrill? No, morirei di fame in Autogrill. Prima che per soffocamento da noia, indotto da tristi risposte, morirei per suicidio da cibo d’altri tempi ché non me la danno a bere: negli Autogrill esistono ancora i pani e i pesci moltiplicati da qualcuno, sempre gli stessi. Quel qualcuno lì, quella volta, ha proprio esagerato.

Perché scrivo?

Perché sì! – Ma sì, diretta, senza troppi fronzoli. Dritta al punto, così dritta, da rimanerci inchiodata in quel punto. Succede così, basta dire  e sei fregata. Tutti ti identificano come quella che dice sì, quindi: chiamiamo lei per cucinare alla festa, chiamiamo lei per farle sciroppare tutto il filmino del viaggio di nozze, chiamiamo lei quando non ci va di andare fare la spesa, insomma, chiamiamo lei per tutto il tedio che ci scappa di elargire e che il mondo deve sopportare. Se il mondo non può: chiamiamo lei! No! Proprio no! Perché sì! Non va bene.

Perché scrivo?

Per comunicare l’incomunicabile che si cela, silenzioso, nella parte più recondita del mio essere e che, la sola forma, non riesce ad estrinsecare – La filosofia colpisce. Sempre. Il più delle volte come un macigno in testa. La pseudofilosofia anche di più. Come un diretto sui denti. Non posso permettermi il dentista per me, figuriamoci per le vittime del mio inconsapevole diretto filosofico sui denti. Desisto.

Perché scrivo?

La verità è che questa è una delle domande più difficili a cui rispondere perché io non sono una di quelle che: scrivo da quando sono riuscita a tenere una penna in mano. No, io per tantissimi anni ho avuto pudore per la scrittura. Tranne qualche, ormai – ringraziamo tutti il Signore – trapassato, componimento poetico dedicato all'amabile – ormai che sa di tappo – tizio della quarta C, io non riuscivo proprio a vincerlo tutto quel pudore. Per tanti anni ho cercato qualcosa che mi aiutasse a comunicare ciò che pensavo di possedere, ma che non sapevo riconoscere e condividere – non temete, non è pseudofilosofia, solo osservazioni di vita – tentando con la musica, il disegno, la poesia. Niente di tutto ciò ha mai rappresentato il mio pieno; poi ho iniziato a scrivere e mi sono trovata bene. Mi sono trovata.


[Dite che sarebbe stato meglio glissare sulla domanda? ]


2 commenti:

  1. Capisco il disagio di quelli che scrivono cavolate radiofoniche! Troppo articolata 'sta risposta! Semplificare, ridurre, cancellare, e allora il Niente sarà santificato. :D

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  2. La prossima volta risponderò: "scrivo perché sì" :D

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