23 febbraio 2016

In un Puf! nemmeno troppo pensato


Abbraccio, Matisse

Questa è una di quelle sere in cui i pensieri si affollano su quel pianerottolo che non ho, ma, nonostante ciò, è sempre pieno. Sono riuscita a ritagliare un piccolo fazzoletto in cui avvolgermi, tra un respiro e l’altro. Nessuno dovrebbe vedermi, qualcuno non dovrebbe trovarmi. Se adesso avessi una bacchetta magica, la agiterei in aria, facendo finta di sapere esattamente cosa stia facendo, direi con molta convinzione un’esattissima formula magica inventata su due piedi, chiuderei gli occhi e sparirei. Così, in un Puf! neanche troppo pensato, senza portare via niente se non i miei occhi. Li porterei lontano e sono sicura che, via da tutto quello che non vogliono vedere, finalmente, riuscirebbero a meravigliarsi ancora, a spalancarsi senza pensare se è giusto o sbagliato che tutta quella bellezza li invada e corra giù, a gran velocità, verso il cuore, facendone una vela. E ci sarebbe il vento a scompigliare tutto perché nei posti meravigliosi c’è sempre il vento che muove ogni cosa sconvolgendo qualsiasi ordine prestabilito, beffandosi di questo o quel piano. Arriva, spettina i capelli, alza le sottane, capovolge i vasi, vuota tutto quello che c’è da vuotare, senza timore o timidezza. Va via, nello stesso modo in cui è arrivato. In un Puf! nemmeno troppo pensato. Nello stesso modo in cui vorrei scomparire io, senza lasciare niente a questo istante, se non una gran confusione tra i capelli e un brivido sottile da non dimenticare. 



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