25 ottobre 2012

cose che non riesco a dire e nemmeno a scrivere, a quanto pare






In fondo è. Vuoto, niente che possa riempire. Niente. In fondo io. L’ho sempre visto che il fondo diceva troppo e troppo poco insieme. Insieme a te non ci sto più guardo le nuvole lassù. Dai, dimmi che se ci spremi goccia a goccia riempiamo il bicchiere che è sempre mezzo. In mezzo a tutto c’è una serie di puntini che non sono tre. Se fossero solo tre sapremmo cosa vogliono dire, ma, secondo te, cosa significano mille puntini tutti insieme, uno dietro l’altro, come i piedi di un millepiedi che, per giunta, cammina ubriaco senza aver bevuto nemmeno un goccetto di vino dal nostro bicchiere a metà? Riprendi fiato… respira… i puntini sospensivi li ho messi apposta per farti respirare e anche per farti restare un po’ con me. Lo sanno tutti che non si va mai via quando ci sono i puntini sospensivi, a patto che non diventino uno. Che, poi, per la precisione, e quando si traccia un punto c’è da esser precisi, un solo puntino con i puntini sospensivi non c’entra mai niente. Come, che c’entra? Non so, all’inizio c’entrava tutto, non c’era neppure un lembo fuori. Fuori dalla finestra piove. Devi guardar bene oltre i riflessi sul vetro. Piove. Le luci sono una bugia. Quelle colorate le ho richieste io. Loro non hanno richiesto niente a me, per la verità. Avevo nostalgia dell’arcobaleno e visto che la pioggia già c’è... Che c’è? Ancora non la vedi, lo so. Non dovevo richiedere tutte quelle luci, tutti quei colori, così ti confondi. Mi confondo. Tutte le volte che un riflesso riflette quello che non c’è, io perdo l’arcobaleno. Se lo rapissero i vetri? Ci hai mai pensato? Pensa a tutte le volte che giureresti d’aver visto qualcosa sul vetro. Sì, ci sono le luci, ma quelle sono una bugia, te l’ho detto. Sta’ più attento. Non aver fretta. Riempi i puntini sospensivi. Cerca la pioggia. Aspetta, solo un po’. Adesso, guarda. Ti guardo: ti sei fatto scappare la pioggia, anche questa volta.






- Avrei voluto che fossi rimasto.
- E io vorrei averlo fatto. Ora vorrei esser rimasto, vorrei aver fatto molte cose. Vorrei… vorrei essere rimasto, davvero.
- Tornai subito di sotto, ma non c’eri.
- Ero uscito, me ne ero andato via…
- Perché?

- Non lo so, ero come un bambino spaventato, era una cosa più grande di me. Non lo so…
- Avevi paura?
- Sì, pensavo l’avessi capito. Tornai di corsa al falò cercando di sfuggire alla mia umiliazione, credo.
- Fu per qualcosa che avevo detto?
- Sì… avevi detto: “Allora vattene!”, con un tale disprezzo che…
- Ah, scusa!
- Non fa niente.
- Joel! E se tu rimanessi stavolta?
- Se ne sono andati via tutti, non c’è più nessun ricordo.
- Almeno torna indietro e inventati un addio. Facciamo finta che ci sia stato.
- Addio Joel.
- Ti amo.
- Ci vediamo a Montauk.

[from "The eternal sunshine of the spotless mind "]




Grazie, Sario per avermi regalato questa bellissima suggestione musicale :)


4 commenti:

  1. "Non so, all’inizio c’entrava tutto, non c’era neppure un lembo fuori." All'inizio non c'era niente e tu hai scritto praticamente tutto quello che c'era da dire. Stavolta punto, non puntini sospensivi, punto e basta. Che così, in un punto, ci fermiamo. Io e te. Insieme.

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  2. Io e te. sempre. insieme. (p&p)
    Grazie per la soundtrack. un sorriso (punto)

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  3. la cosa importante, se proprio si vuole mettere un punto, è lo spazio bianco prima . spazio . :)
    poi, aspetta, poi, che vuoi, poi, va bene
    anche le virgole, devo dire, hanno un certo fascino ^^

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  4. Miri, lo spazio bianco è necessario. lo spazio bianco per me significa che... lo sai, tu lo sai cosa significhi per me. Un sorriso e, sì, le virgole hanno il loro fascino, qualche volta me ne scappa qualcuna, ma va bene lo stesso. È divertente riacciuffare virgole sfuggenti ;)

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