Julio Ojea
Cade la pioggia. Pesante. Batte. Una goccia alla volta. Silenzio,
un solo istante. Musica nelle cuffie e movimento della porta scorrevole.
Si apre. Due gradini. “Un biglietto per la città”. “Tenga il resto”. Un
passo, due, tre. Quinto sedile sulla destra, lato finestrino. Sedile
comodo, non molto sporco. Finestrino vissuto, per non dire lercio. Non
voglio essere sincera, non solo con il finestrino. My shadow's only
one that walks beside me/ My shallow heart's the only thing that's
beating/ Sometimes I wish someone out there will find me. Disegno,
distratta, un punto interrogativo sul finestrino, gli regalo pochi
centimetri di visione nitida. Me ne pento subito. Volto lo sguardo e ti
ritrovo. Sei seduto allo stesso posto, come sempre. L’uomo dal profilo
sinistro, ti chiamo così. È l’unica parte che conosco di te: il tuo
profilo sinistro. Hai un bel naso, lo sai perché lo mostri con fierezza,
spingendo il mento in fuori e lasciando che la tua vigile coda
dell’occhio raccolga gli apprezzamenti muti degli sguardi curiosi.
Rubano pezzi di te. Ci sono anche i miei, non lo sai. Non devi dormire
molto la notte, quell’effetto smoke sotto gli occhi non riuscirei a
ottenerlo nemmeno con ore e ore di trucco. Non hai nessun legame serio, a
meno che tu non lo nasconda. La tua mano sinistra non ha nessun punto
luce dorato che rifletta l’esistenza di un vincolo noto. Sul cuore, non
so, non dico. Vira a sinistra anche lui, ma è coperto dalla camicia
azzurra, gli dona serenità. Ti dona. Hai delle belle mani. Spesso
stringi una penna che fai scivolare, sicura, su un quaderno nero. Sei
mancino, posso rubare attimi alla tua mano che racconta i tuoi pensieri.
Scrivi pensieri, niente di banale. Questo non lo so, ma assomiglio
tanto a questo finestrino che ha perso ogni possibile oggettività tra la
polvere che lo difende. Ho tracciato qualche punto interrogativo, ma
nessun centimetro di visione nitida. Sto bene così. Suoni uno strumento,
probabilmente il piano. Hai le dita affusolate e lunghe e tieni il
tempo con il piede come un consumato musicista. Mi piacciono le melodie
che componi. Almeno quelle con cui regali un suono alla mia giornata
quando ti vedo. Non ti ho mai visto parlare al telefono. Sono fortunata,
sarei stata gelosa. Per questo tempo e in questo spazio la tua metà
sinistra mi appartiene, l’altra metà può fare quel che vuole. Io
posseggo quella più importante, quella in cui vivi. Siedi sempre sul
sedile esterno, non hai bisogno di finestrini impolverati, tu. Sorridi,
non un sorriso largo, ma una di quelle smorfie che uniscono gli angoli
della bocca ai lobi delle orecchie. Lo fai lentamente, come si fanno
tutte le cose preziose. Hai una fossetta sulla guancia, raccoglie tutte
le tue malinconie affondandole con discrezione nel tuo sorriso. Distolgo
lo sguardo dalla tua figura a metà e lo rivolgo al finestrino: so tutto
quello che c’è da sapere di te, penso. Frenata brusca, l’autista è
sovrappensiero. Tu non scendi. È la tua fermata e non scendi. Frenata
decisa, l’autista ha fatto tesoro delle invettive del passeggero del
terzo sedile. È la mia fermata. Afferro la borsa, mi alzo senza far
rumore. Qualche passo in avanti e potrei guardarti negli occhi. Pochi
passi e tu mi guarderesti. Passo incerto sul corridoio rivestito di
gomma. Mi fermo."Buona giornata". Non rispondo. Porta scorrevole. Un
gradino, due, tre. Musica nelle cuffie. My shadow's only one that walks beside me/ My shallow heart's the only thing that's beating/ Sometimes I wish… Mi
sveglio. Tu dormi, sul lato destro, quello che vedo tutte le mattine
appena sveglia, mentre lascio nel sogno l’unica parte di te che mi
appartiene.
My shallow heart's the only thing that's beating
Sometimes I wish someone out there will find me.
La mia ombra è l'unica che cammina accanto a me
Il mio profondo cuore è l'unica cosa che batte
Qualche volta desidero che qualcuno là fuori mi trovi
[Boulevard of Broken Dreams, Green Day]
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