Il Signor Lindo sta tornando a casa, saltella giocoso e dondola la borsa della spesa che stringe in una mano, passa davanti alla veranda del suo vicino, si specchia nel riflesso e, ad alta voce, esclama:
Oh, Oh, Oh, come sono Lindo e pinto!
Dice, gongolandosi.
Neanche per sogno! Lindo e pinto tu non sei, il tuo nome è falso come non mai!
Gli risponde, baldanzoso, il vicino assai insidioso.
Cosa dici, guarda bene. Il mio nome mi sostiene. Non c’è alone, non c’è macchia, chiudi quella bocca che gracchia!
Il Signor Lindo continua sulla sua strada, convinto di aver messo a tacere il suo ostile vicino.
Ora tu vorresti dire che la macchia di quel furto dovrebbe scomparire? Quella macchia ce l’hai dentro, non la lavi con il detersivo per il pavimento!
Insiste il vicino.
Il signor Lindo è viola dalla rabbia, guarda con odio il suo interlocutore. Come si è permesso? Infila la mano nella borsa della spesa e tira fuori qualcosa di rosa.
Con quello forse no, ma con questa, caro mio, tacere ti farò!
Agli occhi del vicino, incredulo, il Signor Lindo dà un bel morso a una saponetta. Lo guarda masticare, senza riuscire a dire una parola.
Dimmi, adesso, caro mio, chi di noi è più pulito: tu o io?
Non fa in tempo a pronunciare queste parole che stramazza al suolo in preda a forti dolori addominali. Il vicino prende in fretta il cellulare e chiama il pronto soccorso, poi, guarda il Signor Lindo e pensa: Questa volta ho perso io.
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