Ho iniziato a
scrivere questo post almeno cinque volte, altrettante volte ho cancellato.
Perché?
Perché vorrei
raccontarvi la prima presentazione delle mie Sghembestorie, Lettere Animate
Editore, e ogni parola sembra non riuscire a rendere giustizia a ciò che ho vissuto
e, ancor di più, provato.
Che fare?
Non mi arrendo e ci
riprovo!
Il 20 maggio, presso
la Biblioteca Comunale di Picerno (PZ), ho trascorso un po’ di tempo, più che a
presentare il mio libro, a far vivere ciò che il mio libro spera di far
emergere in chi lo incontra: domande, ipotesi, affidamento all’immaginazione,
probabili risposte che diventino, a loro volta, nuovi punti di domanda, ricerca
del senso e scoperta inaspettata di sé, meraviglia.
Troppo pretenziosi
come propositi?
Lo pensavo anche io
(forse), ma questo pomeriggio a Picerno mi ha dimostrato il contrario.
Ho presentato il mio
libro insieme alla Prof.ssa Erika Marcantonio e al Prof. Paolo Curcio, due
persone di inestimabile valore e spessore umano e culturale, e due dei miei
racconti sono stati letti dalle lettrici volontarie del progetto Nati perleggere.
Il pubblico della presentazione avrebbe dovuto comprendere adulti e
bambini, dunque, i nostri interventi erano stati pensati per rivolgersi soprattutto
agli adulti ed incuriosire i bambini, cercando di non annoiarli (Sghembestorie
è prettamente un libro per ragazzi e adulti con qualche eccezione per qualche
storia che potrebbe interessare i bambini. Almeno credevo così, ma la vita
riesce sempre a sorprenderti).
Una volta arrivati in biblioteca, abbiamo constatato che il pubblico di bambini era molto più
numeroso, rispetto a quello degli adulti, dunque, abbiamo deciso di capovolgere
la presentazione cercando di fare in modo potesse essere momento di gioco,
riflessione e curiosità soprattutto per i piccoli.
Le mie sono storie
che spesso hanno bisogno di essere comprese, di ricevere una risposta a fine lettura,
quindi, quando le lettrici volontarie hanno iniziato a leggere il primo
racconto: L’esperto che sapeva cucinare le cialde, forse, io temevo che per i
bambini sarebbe stato incomprensibile - lo è spesso per i grandi - o noioso.
Invece, a fine lettura, dopo qualche considerazione e invito alla riflessione,
a misura di bambino, proposti dalla Prof.ssa Marcantonio e dal Prof. Curcio, i
bambini hanno iniziato a porre domande, a far vivere la storia con le loro
ipotesi e visioni a partecipare attivamente e con interesse.
Il dibattito è
andato avanti, così, è stata introdotta la figura dell’uomo invisibile,
protagonista della storia: Per quello che sono che sarebbe stata letta di lì
a poco. L’uomo invisibile ha dato modo a molti bambini di ricordare i loro
amici invisibili, alcuni dei quali, ormai lontani. Sono stata un po’ invidiosa,
io non ho mai avuto un amico invisibile, a giudicare dalla gioia con cui i
bambini ricordassero i loro, credo di essermi persa qualcosa.
Orlando, il mio uomo
invisibile, doveva incontrare quei bambini non solo con le parole, ma mostrarsi
anche ai loro occhi. Il foglio c’era, i pennarelli anche, disegnarlo è stato un
attimo. Certo, i bambini hanno voluto affidargli una cravatta con stelle fiori
e strisce, conoscendo Orlando, ne sarà stato felicissimo.
L’uomo invisibile
della mia storia dice di abbracciare la filosofia zen, i bambini ne hanno voluto
sapere di più, così, la Prof.ssa Marcantonio, che nella vita è anche una
professoressa di filosofia, ha cercato di spiegare loro cosa fosse, mentre io
ho cercato di spiegar loro che lo zen, spesso è una buona soluzione per vivere
la vita.
Il Prof. Curcio,
invece, è stato riempito di domande sul concetto di metafora, se l’è
egregiamente cavata.
Abbiamo deciso di
concludere la presentazione con un mio intervento. Ho voluto chiudere
raccontando: Quando il tempo farà un salto, non prima, non poi.
Ho scelto questa
storia proprio per affidare ai bambini un invito alla lettura, con le parole di
Neo e Ombretta:
«[…] ho una domanda: perché leggi?»
[…]
«Leggo per trovare ciò che non ho, ma vorrei avere.»
«Non è una risposta, ne so quanto prima. Su, su, la risposta
seria, adesso!»
«Sai, io sono sempre solo, non ho mai avuto un amico.
I libri sono miei amici. Nelle storie che leggo spesso trovo risposte a domande
che vorrei fare e non so a chi porre, trovo conforto quando mi sento triste, un
sorriso quando penso di averlo perso per sempre, vedo il mondo che mi
piacerebbe percorrere, che non ho ancora percorso e che forse non riuscirò a
percorrere mai. Un libro è la speranza e la certezza che ogni storia abbia
un’occasione, che tutto possa mutare nel giro di poche pagine, che il
personaggio più misero, come il più buono, abbiano la stessa opportunità di
essere raccontati, ricordati. Leggere è vivere tutte le storie e nessuna, con
la speranza che tra queste trovi anche la tua.»
«Sembra una cosa bellissima leggere.»
«Lo è.»
e, perché no, anche alla scrittura. I bambini,
spesso a differenza degli adulti, hanno il coraggio di osare, spingere l’immaginazione
oltre ogni logica, anche se, nemmeno lo sanno di essere così coraggiosi, e se
provi a dirglielo, con un'onestà disarmante, qualcuno potrebbe risponderti:
«No, io non sono
proprio coraggioso, per esempio, ho paura del buio»
Mio piccolo amico,
anche io ho paura del buio, ma non diciamolo a nessuno.
Quello che, infine
voglio dire, è un grazie grandissimo a:
Erika Marcantonio,
amica di sempre, che ha creduto nel mio libro, tanto da proporne la presentazione.
Paolo Curcio, che ha
accolto le mie storie con entusiasmo e ha voluto discorrerne con noi.
Alle lettrici
volontarie del progetto Nati per leggere.
Al Sindaco Giovanni
Lettieri e all’Amministrazione Comunale di Picerno.
A tutti coloro che
sono intervenuti e hanno ascoltato con interesse.
In questo post sei precisa ed elegante. Buona fortuna, Valentina. Meriti tutto questo e anche di più.
RispondiEliminaGrazie, Maria :*
EliminaSei fantastica.
RispondiEliminaGrazie a te! Se non ci fosse stato il tuo invito, non avrei mai vissuto questa bellissima esperienza :)
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