Ho trovato una canzone tra i
cerchi concentrici di un sasso lanciato nel bel mezzo di uno stagno. Avevo
dimenticato la discrezione delle sere d’autunno, quando il freddo quasi si
scusa per essere arrivato e tu quasi lo ringrazi perché, se non ci fosse lui,
tu nemmeno ti accorgeresti di esserci. Ho smarrito quel sasso tanto tempo fa,
durante una gara al lancio dei sassi, io stavo perdendo. Faceva freddo, ma
sentivo che non potesse andare altrimenti. Sentivo. Da qualche parte ho
ascoltato questa canzone mescolata al rumore di un sasso che rimbalza sul pelo
dell’acqua, appena prima di eclissarsi sul fondo, insieme a tutti quei desideri
che è meglio non dire. Oppure no? Questa è una di quelle domande a cui non so rispondere,
così come non mi so mai spiegare perché quando fa proprio tanto freddo io me ne
accorgo sempre un attimo dopo il primo starnuto. La canzone continua a
rimbalzare, anche se il sasso non c’è più e ha lasciato il posto a tutte quelle
cose che voglio e che non ho. Lo dicevo che i desideri non si devono dire,
soprattutto in sere come questa, quando il freddo chiede quasi scusa per
esserci e tu proprio non ci sei.
"shake because you love
cry because you care
feel 'cause you're alive
sleep because you're tired
shake because you love
bleed 'cause you got hurt
die because you lived"
cry because you care
feel 'cause you're alive
sleep because you're tired
shake because you love
bleed 'cause you got hurt
die because you lived"
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