Agostino Bonalumi
Se questa giornata avesse un abito sarebbe quello del silenzio.
Lo stesso che veste la distanza tra te e le mie ultime parole, tra me e
tutto quello che hai taciuto. E se proprio dovesse avere un suono
avrebbe quello delle nostre parole, di quelle non dette, affidate agli
spazi bianchi tra un rivolo e l’altro d’inchiostro, tra un respiro e
l’altro di voce.
In quegli spazi bianchi, in quei respiri quasi rubati c’è tutto quello che non.
E non è un modo per non dare un nome alle cose, è che qualche volta un
nome le cose non ce l’hanno o fanno finta di non averlo. Come quando sei
nel bel mezzo del valzer dei pensieri e qualcuno interrompe il tuo
passo leggero con l’insolenza di una domanda sciocca. Lo guardi, mentre
abbracci con gli occhi tutto quello che c’è da abbracciare e rispondi
che no, tu proprio non lo sai. Non è che non lo sai, è che tu in
quell’istante, al centro di quella domanda sciocca, proprio non ci sei.
Sei lontano e l’altro non lo sa, tu lo sai.
Un po’ come quel giorno in cui ci siamo detti addio. C’era silenzio,
non lo stesso di oggi, quel giorno era così muto che anche le lacrime
avevano avuto timore di disturbarlo. Scivolava tutto lento, lasciando
solo piccoli spazi bianchi, soffi di respiro. Tutto era immobile,
stanco. Il giorno aveva assorbito quella malinconia come una spugna, la
sera era venuta giù a goccioloni. Era un modo per restituire tutte le
pene sentite, le parole taciute, i silenzi ascoltati. Era solo un modo
per lasciarci andare, un po’ alla volta.
Dopo, la quiete. La quiete dell’anima nuda mutilata d’un luogo di sé,
delle dita piegate nel modo esatto in cui accogliere il vuoto di quelle
che non l’abitano più, del cuore senza difese che si consegna
all’assenza dell’altro.
Oggi. I silenzi sono pieni di parole sciocche e io penso che no,
proprio non lo so, come quando i miei pensieri ballano il valzer. E lo
sai, invece lo sai che non è più come la prima volta che ci siamo
sorrisi.
I sorrisi hanno una geografia strana che cambia continuamente, quando pensi di sapere come trovarne uno ecco che l’hai perso perché
nell’ultimo posto in cui lo hai lasciato non c’è più. Lo so che, se tu
sapessi ascoltare, io quei silenzi li riempirei, ma questo giorno ha un
abito che non vuole cambiare e un coraggio che non sa trovare. Resta in
silenzio, non riesce a sibilare che in un refolo di vento, si cela
all’ombra di una crepa asciugata dal sole. È lì che custodisce quello
che non riesce a dire, tutto quello che non sa dare a questo nuovo addio
che ha lo stesso suono di un tormentone estivo e la stessa geografia di
un sorriso di circostanza, quelli sono gli unici sorrisi che sai sempre
come trovare.
Eppure basterebbe poco per non lasciarsi andare, basterebbe affidarsi
ai segni lasciati nelle crepe asciugate dal sole ché si sa che dopo
ogni sera piena di goccioloni poi arriva il sole e asciuga tutto. E
quando va via, lascia il segno. Tanti segni che sono labirinti di
possibili strade da percorrere, direzioni da seguire, crepe. Gli stessi
segni che indicano i numeri, le carte e le posizioni dei pianeti e delle
stelle, le mappe dei buchi neri.
Ho sempre pensato che la vita avesse un piano disegnato dall’abile mano di qualcosa che non.
In questo caso non faccio finta di non sapere, non sono al centro di
una domanda sciocca e i miei pensieri non ballano il valzer. Questa
volta proprio non lo so quel qualcosa dove porti. L'unica cosa
che so è che quando pensi d’essere davvero lontana, ecco che le carte
vengono rimescolate e ti ritrovi in un giorno come questo.
Uno di quei giorni che parlano di qualcosa che non c’è più, che
parlano troppo, che sorridono anche se non ce n’è motivo e che pensano
che tu non ci sei e va bene così, che io non ci sono e va ancora meglio.
La distanza è sempre la stessa, quella tra te e le mie ultime parole,
tra me e le cose che hai taciuto, tra noi e quelle piccole ferite
bianche accarezzate dal vento. E c’è quiete, la stessa in cui riposa un
tempo che ci ha visti insieme e che ci ha persi per sempre.
hai dato voce ai miei pensieri...
RispondiEliminasolo che non trovo quiete...ed i grossi goccioloni sono quelli che mi rigano il viso imbellettato, lasciando tracce come cicatrici...ma il mondo non lo sa, io sorrido come sempre.
ciao cara naimablu
Il mondo non deve per forza sapere ;)
EliminaE i goccioloni saranno asciugati dal sole, vedrai.
Un abbraccio a te :*
Solo tu sai disegnare con le parole, a onta del non detto, labirinti così includenti. Mi piacerebbe un giorno che scrivessi di porte che si aprono, di serpentine che si svolgono come stelle filanti colorate mentre balli una danza ebbra di gioia. So che puoi.
RispondiEliminaMaria!
EliminaDi questa immagine sono invidiosa: " di serpentine che si svolgono come stelle filanti colorate mentre balli una danza ebbra di gioia" :D avrei voluto scriverla io!
E sì, scriverò presto anche di danze, luci e coriandoli. È una promessa :)
(GRAZIE)
come sai farlo bene (far sentire il silenzio e mostrare ai nostri occhi le lacrime mai scese), tanto bene che non vorrei aggiungere altro per non guastare l'atmosfera...
RispondiEliminaMeraviglia :-)
Grazie MQT per esserci sempre e per tutto quello che senti, anche quando non è visibile...
Eliminauno scritto intenso, elegante, ricco di immagini, colore e calore, ci sono silenzi che respirano, dicono, esprimono più delle parole, che non sono mai sciocche... le parole, perché la Parole, tutte, quelle sussurrate, urlate così come celate, scritte tra le righe, o rinchiuse in un cassetto, hanno un potere enorme, Le parole, e le senti scorrere nelle arterie, dove iniziano il loro lungo viaggio, per approdare infine, al cuore.
RispondiEliminaSpero e confido sempre nelle parole, soprattutto in quelle che continuano a dire anche quando la voce che le ha pronunciate è ormai lontana.
EliminaBenvenuta :)
Un volo.
RispondiEliminaTra le nuvole, i numeri e i presagi delle carte ;)
RispondiEliminami lascio cullare tar i ricami delle tue parole con leggerezza
RispondiEliminaa prsto...
Ciao neve!
EliminaBenvenuta :)
Non mi ero accorta del tuo pensiero.
Torma quando vuoi, ti aspetto :)