Seurat, Study for the channel Gravelines
“Ti ricordi la prima volta che ci siamo
incontrati?”
Ricordo
tutto, come fosse oggi. Il profumo dei croissant appena sfornati e del caffè
che borbottava dalla moka, ancor prima che tutto fosse avvolto da un
impalpabile, eppur presente, senso d’attesa.
Un dono, è
questo che tra il profumo di caffè e il suono della pioggia mi attendeva.
Era una
mattina di novembre.
Una mattina
tutta da scartare, sospesa tra i miei occhi socchiusi e la tapparella ancora da
alzare.
Pioveva, lo sentivo.
Lo sentivo
ancor prima di ascoltare l’acqua che dipingeva la strada, in punta di pennello,
meglio di Seurat. Suoni sottili come tracce di una storia che attendeva il
balzo oltre la soglia per essere vissuta.
È così che,
dal letto, sono entrata in quella giornata: con un balzo.
Ho zittito
il borbottio del caffè, dimenticando persino di berlo, indossato l’abito a
fiori per stemperare i toni grigi di quella mattina e sistemato i capelli in
uno chignon, con l’illusione di ordinare anche i pensieri. Infilando il
cappotto, ho chiuso la porta sul mio piccolo mondo profumato di croissant per
aprirne un’altra sul Seurat che la pioggia stava dipingendo solo per me.
Ricordo
tutto, l’ho detto. L’imbarazzo degli alberi nudi e lo scrocchiare delle ultime
foglie d’autunno, la voglia di affondare la mia mattinata nel caffelatte e il
naso nella composizione floreale che Alizée preparava per i tavolini del café
all’angolo.
Tulipani e
margherite. Intimità e sorriso.
Pioveva, lo sentivo.
E la pioggia
non mi scorreva addosso, ma dentro, come solo chi conosce dove nascondi i
dolori e le gioie più grandi sa fare.
La pioggia
sapeva, io sentivo.
Per tutti,
quella mattina, ero alla ricerca di un libro.
Per me, era
una risposta che speravo d’incontrare.
Senza darlo
troppo a vedere ché si sa: certe risposte sono come un segreto ed è meglio che
si trovino senza far rumore.
«Alla Bottega dei libri curiosi dovresti
trovarlo » mi aveva detto una voce distratta e io avevo preso con attenzione
l’indicazione, serbandola con cura in un posto sicuro.
Ricordo
quella vetrina, me, la mia impazienza e il tuo sorriso.
Sì, prima
che te ricordo il tuo sorriso.
Mi son
sempre chiesta il motivo della tua gioia in quella giornata che, se non fosse
stato per il Seurat regalato dalla pioggia, sarebbe stata un monocromo in
grigio. Misterioso, interessante, ma: grigio.
Ti ho
accolto nella mia attesa, su quella soglia che esitavo a varcare.
D’improvviso,
una domanda: «Come mai non entra?». Me lo hai chiesto con naturalezza,
guardandomi con curiosità.
Come
rivelare a un estraneo l’impazienza e l'esitazione per l'incontro con
quella risposta che speravo fosse lì ad aspettarmi?
«Vorrei
bagnare il meno possibile il pavimento» ho detto con poca convinzione.
Te ne sei
accorto e, aprendo la porta, mi hai fatto cenno di entrare.
È in quel
momento che ti ho scelto come compagno di viaggio, anche se non lo sapevi, non
lo sapevo neppure io.
«Cerco un
libro, è necessario che lo trovi. L’autore è una persona importante per me,
che… non c’è più», mentre te lo dicevo mi chiedevo perché lo stessi facendo.
Che importava? Qualche istante e non ti avrei più rivisto. Un istante e ti ho
affidato la mia storia.
Cercavo quel
libro da anni, in un’ edizione esistente in un’unica copia che era appartenuta
alla persona cui facevo riferimento. Dovevo trovarlo perché, a pagina 30, avrei
letto un messaggio indirizzato a me. Un testamento, una sorta di regalo per
quando lui sarebbe venuto a mancare.
«Trova
quell’edizione e saprai, sarà il tuo modo per cercarmi anche quando non ci
sarò più» si era raccomandato lui.
«La
troverai!» mi hai detto tu con tutta la convinzione di questo mondo.
Ho sentito
di crederti.
Intanto pioveva, continuavo a sentirlo.
Ricordo ogni
cosa, la proprietaria che, all’udire il mio nome, ha detto: «Qualcuno ha già
acquistato quel libro per lei, vado a prenderlo» e sorridendo si è allontanata
verso il fondo della libreria.
Le mie mani
chiuse cercavano di colmare l’attesa come potevano e c’eri tu che
continuavi a invitarmi alla tranquillità con il sorriso. Rispettavi
l’impazienza del mio animo inquieto restando in silenzio. Eri il mio compagno
di viaggio e lo sapevi, ormai. Soltanto poi, ti avrei riconosciuto anch’io. È
successo quando ho stretto quel libro tra le mani e ti ho chiesto di farmi
compagnia.
«Vorrei che
restasse con me» ti ho detto a fil di voce.
Non hai fatto
domande e mi hai accompagnata in un angolo tranquillo della libreria in cui ci
saremmo legati per sempre in quella risposta.
Ho aperto il
libro, hai continuato a sostenermi con lo sguardo.
Ti ho
guardato, ho trovato la pagina 30 e ho iniziato a leggere:
Mia cara Eloise,
se stai leggendo queste pagine, significa che hai continuato a
cercarmi.
Sei stata brava a trovarmi!
So che ti stai ostinando in questa ricerca da almeno due anni, il
tempo tra la mia scomparsa e oggi.
Come lo so?
Perché questa edizione è stata segretamente custodita per tutto
questo tempo e messa in circolazione solo ora con istruzioni chiare per la
negoziante: avresti potuto acquistarla solo tu, non avrebbe dovuto cederla a
nessun altro.
Spero tu non sia troppo arrabbiata con me per questa rivelazione e
che abbia tenuto fede al nostro patto.
Ricordi cosa ti avevo chiesto?
Di scrivere tutte le storie che ti sarebbero saltate in mente fino
al ritrovamento di questa pagina.
Ti piaceva così tanto inventarne sempre di nuove. E io non
chiedevo niente di meglio che ascoltarle, ho sempre amato il tuo modo speciale
di disegnare con le parole.
Me lo hai promesso e so che lo hai fatto.
A questo punto, dovresti aver scritto un bel po’.
Che disdetta! Tornerei indietro solo per poter leggere le tue
storie, ma spero che da”Lassù” o da”Laggiù” io riesca a sentirle.
In ogni caso, ci sarà chi lo farà per me. Ricordi il mio amico
André Bernard?
Ti sta aspettando, aspetta te e tutte quelle storie. Le leggerà e,
se le reputerà all’altezza, le pubblicherà e inizierai la tua carriera di
scrittrice, se vorrai.
So che ti aspettavi di trovare qualcosa di diverso, ma ho fiducia
in te e non ho raccomandazioni da farti. Tutto quello che avevo da dirti te
l’ho detto con il mio vocione quando eravamo ancora insieme, ma c’era qualcosa
che io vedevo e volevo che scoprissi da sola.
Ho sempre pensato che il mondo lo guardino in tanti, ma soltanto
pochi riescano a raccontalo e tu sei fra questi, ma dovevi rendertene conto da
sola.
Se dal momento della mia scomparsa hai iniziato a scrivere e non
lo hai fatto solo per onorare il nostro patto, ma perché senti che farlo è
ormai parte di te, allora, corri da André Bernard e mettiti alla prova. Sappi
che sarà dura, ho lasciato disposizioni chiare: i tuoi scritti saranno valutati
senza favoritismi e otterrai la pubblicazione delle tue creature d’inchiostro
solo se meritevole! Conosci Bernard e sai che non investirebbe un soldo in un
affare perso, neppure se gli assicurassi di coprire eventuali perdite di
carattere economico. Piuttosto che mettere in pericolo la sua reputazione,
cancellerebbe un’amicizia ventennale.
È per questo che ho scelto lui.
So che sarai all’altezza e che anche il ricordo della mia amicizia
con Bernard sarà salvo.
Credo di aver borbottato abbastanza, anche più di quella moka
malandata che ti ostinavi a voler tenere con te e che, conoscendoti, ancora
conservi.
Mia cara Eloise, spero di non averti delusa e che tu non sia in
collera con me.
La risposta che tanto cercavi sono le tue storie e la domanda è:
vuoi continuare a raccontarle?
Addio piccola cantastorie.
Con Amore,
nonno Etienne che è sempre con te, da “Lassù” o da ”Laggiù”.
Ricordo
tutto, come vedi.
Ricordo le
lacrime e ricordo te che hai risposto al mio abbraccio senza dire una parola.
È stato un
attimo, prima di lasciarti andare e scappar via. Solo uno sguardo per portare
per sempre con me il sorriso del mio compagno di viaggio.
Continuava a piovere, lo sentivo più forte che mai.
Era solo un
anno fa, mi sembra ieri e lo sento ancor di più da quando ho ricevuto il tuo
biglietto:
Ti ricordi la prima volta che ci siamo incontrati?
Attendevamo il nostro salto nel buio insieme, senza saperlo.
Pioveva, come succede tutte le volte che qualcosa di importante
sta per attraversarti.
Eravamo lì, in silenzio, con il volto fisso nel riflesso della
vetrina di quella libreria.
Non ho dimenticato quel viaggio d’inchiostro tra le pagine di
nonno Etienne, i tuoi occhi che scorrevano veloci ma attenti, percorrendo i
solchi tra una riga e l’altra, sperando di trovare ancora altre parole. E
mentre prendevi il mio sorriso e lo portavi via con te, io ho impresso i tuoi
occhi nei miei, per non smarrirli. Non li ho mai dimenticati, non ti ho dimenticata.
Dopo qualche tempo, ho chiesto informazioni alla proprietaria
della libreria, ma non si è fatta corrompere; mi sono ricordato di André
Bernard, l’ho cercato, gli ho raccontato del nostro incontro e ha fatto in modo
che potessi trovarti. Ci ha messo un po’ a dirmi come rintracciarti, da
quel che ho capito, non tiene tanto solo
alla sua reputazione, ma anche a te. Deve aver fatto indagini sul mio conto, ne
sono certo.
Era un anno fa, è oggi.
Io sarò alla Bottega dei
libri curiosi alle sedici, spero vorrai esserci anche tu, per continuare il
viaggio insieme o anche solo per salutarti un’ultima volta.
Sono pronto a esser preso per pazzo, anche a sapere che tu mi
abbia dimenticato, ma quel giorno, in quel salto nel buio inzuppato di pioggia,
so che eravamo insieme, sentivamo insieme.
Ti aspetterò.
Con impazienza,
il tuo compagno di viaggio.
Sono quasi
arrivata, un attimo e sarò nuovamente lì, alla Bottega dei libri curiosi.
C’è un
appuntamento e ci sei tu, compagno di viaggio ancora senza nome. Forse esiterò come
allora, ma il tuo sorriso sarà lì ad attendermi, invitandomi a varcare la
soglia.
E ci sarà
nonno Etienne che sorriderà di me,
per non essersi sbagliato sulla mia voglia di continuare a raccontare, e con noi per averci fatto incontrare.
È tra le sue
parole che ci siamo trovati, è con le nostre che inizieremo a scoprirci.
Nudi come
gli alberi d’autunno sotto la pioggia.
Piove, non l’ho mai sentito come adesso.
Nota dell'Autrice: Questo racconto ha trovato in Alice Trabucco una sensibile interprete della pioggia di Eloise.
Vi invito a leggere il suo scritto cliccando QUI (ingrandire l'immagine per leggere. Ho preferito utilizzare un'immagine per mantenere la formattazione originaria che, altrimenti, sarebbe andata persa penalizzando il racconto di Alice)
Alice, visitando le mie parole ha sentito quella pioggia scendere e accarezzare la storia di Eloise, facendola un po' sua. Il risultato è uno scritto nuovo, originale, delicato, evocativo, emozionante.
Non ha semplicemente colto il senso più profondo del mio racconto, ma ha "sentito" lo spirito che anima la mia piccola creazione.
È per questo che sento di dirle:
Grazie per le immagini, perché riesco a vedere.
Grazie per i suoni, perché li ascolto.
Grazie per le emozioni, perché le sento.
Infine Grazie, per la Poesia con cui ha abbracciato questa meraviglia di parole.
Credo sia uno degli scritti più emozionanti in cui mi sia imbattuta fin'ora e sono felice abbia voluto farmene dono.
Grazie per i suoni, perché li ascolto.
Grazie per le emozioni, perché le sento.
Infine Grazie, per la Poesia con cui ha abbracciato questa meraviglia di parole.
Credo sia uno degli scritti più emozionanti in cui mi sia imbattuta fin'ora e sono felice abbia voluto farmene dono.
"E la pioggia non mi scorreva addosso, ma dentro, come solo chi conosce dove nascondi i dolori e le gioie più grandi sa fare.
RispondiEliminaLa pioggia sapeva, io sentivo."
che belle righe... :3
Grazie, Momo :*
RispondiEliminaOk è veramente bello, sei nata per "pennellare storie" per prendere in prestito il termine di nonno Etienne, ma questo ti hanno pubblicato?
RispondiEliminaBe' devi perfezionare qualcosa ma lo capirai da sola è un errore che facevo anche io all'inizio, ma è tipico delle prime armi, ma hai uno stile, hai una voce, hai delle belle idee, devi solo scrivere. Come ti ho detto King in quella biografia, consiglia di forzarsi a scrivere tt i giorni, quando si è alle prime armi soprattutto, perchè scrivere è come quando cominci a far sport: parti piano e poi il corpo si abitua e lo fai senza pensarci. Quindi forzati a sederti e scrivere ogni giorno anche sul blog, per due ore o metti un limite di battute. E' l'unico consiglio utile che sono in grado di fornirti e che non viene da me ma da uno degli scrittori più bravi e prolifici.
Hai pensato di sviluppare quetsa storia in romanzo?
sarebbe bello. da ragazzina ho scritto una storia che aveva la simile base del libro scritto per qualcuno, è un tema a me caro.
Se scrivi altro sono felcie di leggerlo,:).
Grazie Calipso!
RispondiEliminaDa una super lettrice e anche scrittrice ;) è un onore ricevere i complimenti.
Un abbraccio :)