Immagine di Alessandro Gottardo (AKA Shout)
Da quando è successo e si sono visti non sono riusciti a dirsi nulla, soltanto sguardi furtivi e sorrisi appena accennati. Lei gli fa strada in cucina, indossa ancora un grembiule sporco di farina, i capelli raccolti e l’espressione imbarazzata. Lui la segue, la guarda quando non se ne accorge, siede dove lei gli ha indicato e poggia le mani sul tavolo, è in attesa.
Sono emozionati entrambi, non se lo dicono, non serve.
Lucia prende un piatto rotondo su cui pare riposarsi una nuvola arancio che profuma di burro, farina, zucchero, lievito, mandorle e carote. Ne taglia con delicatezza una fetta che sorprende Giacomo con la sua farcitura immacolata. Il silenzio è rotto dal suono di due cucchiaini che si incontrano, come i loro occhi.
Le parole iniziano a danzare come sanno fare in momenti come questi.
Conducono loro, dove vogliono.
«Assaggia.»
«Cos’è?»
«Torta di carote!»
«Cosa c’è dentro?»
«Carote, ovvio?»
«Poi?»
«Poi è successo, cosa vuoi che ti dica?»
«Niente, non dico niente.»
«E tu, pensi di cavartela così?»
«Ti ho fatto una domanda e non mi hai risposto.»
«Quale?»
«Oltre le carote cosa c’è?»
«Cosa? Vieni qui, entri, non dici una parola e quando ti chiedo di dire qualcosa, cosa ti viene in mente? Mi chiedi la lista degli ingredienti della torta.»
«È importante, tu non hai mai saputo cucinare la torta di carote.»
«Non volevo, è successo, non so cosa mi sia preso e lo so che adesso pensi sia pazza, però…
Un momento, come non so cucinare la torta di carote! E tutte le volte che te l’ho fatta assaggiare e hai detto che era buona?»
«Non sapevo ci andasse la crema nella torta di carote. Cos’è questa roba bianca?»
«Sei serio? Comunque, non è crema»
«È dolce.»
«Di’ pure ridicola. Non so se volessi essere dolce, però, volevo succedesse, da tanto. Forse non proprio così, ma è inutile pensarci ancora, ormai è andata.»
«Mi piace! Sì, mi piace, tanto, qualunque cosa sia.»
«Ecco, neppure io so definire cosa sia. Forse, ho paura, non so. So che succede tutte le volte che siamo insieme e anche quando non ci sei per troppo tempo perciò oggi, quando sei andato via così dopo aver letto…
Dovevo parlarti, capire. Se solo fossi stata attenta con quella mail.»
«Forse un po’ di pepe rosa, può sembrare audace, ma devo aver letto da qualche parte che con la carota va benissimo, magari mi sbaglio, ma sai che ti dico? Io ce lo metterei!»
«Dici che dovrei osare? Oh, so che può essere imbarazzante parlarne, ma smettila di usare metafore e vai dritto al punto.»
«Ok, ma prima dimmi cos’è questa roba bianca.»
«Bavarese alla vaniglia, è la prima volta che la faccio, non garantisco sulla riuscita. Lascia stare la bavarese, quindi?»
«Ti amo anch’io.»
«Ecco lo sapevo, non dovevi scoprirlo così, per errore, dovevo essere io a dirtelo. Ora è tutto rovinato!»
«Lucia, ho appena detto che ti amo.»
«Quasi rimpiango il tuo interessamento per gli ingredienti della torta. Mi... mi ami? Sul serio?»
«Sì e avresti dovuto capirlo da un pezzo. Se qualche volta decidessi di scendere dalla nuvoletta dei tuoi pensieri, scrutassi con più attenzione la realtà e soprattutto prendessi un po’ fiato e ascoltassi, magari, sarebbe stato chiaro anche per te e avresti potuto evitare di inviare quella mail a tutto l’ufficio, compreso il capo. Ti avrei amata lo stesso, anche con una dichiarazione più intima.»
«Sei sempre il solito, se non mi vedi arrossire non sei contento, è dai tempi dell’università che ti diverti a colorarmi le guance di rosso.»
«È dai tempi dell’università che cerco di farti capire che voglio stare con te.»
«Vuoi ancora?»
«Sì, ma solo se mi fai una promessa.»
«Chiedimi quello che vuoi.»
«Niente più torte di carote. Sono anni che faccio finta che mi piaccia solo per vederti sorridere con il naso ancora sporco di farina. Sei buffissima quando lo fai.»
«Va bene, da domani niente più torta di carote. Se provassi con la torta di mele?»
Nessuna risposta, solo un bacio e qualche segno di farina anche sul viso di Giacomo, felice per esser riuscito a zittire Lucia nel più dolce dei modi e anche per non dover più mangiare torte di carote.
Una cosa, però, doveva ammetterla: quella farcitura era talmente buona che quasi gli aveva fatto dimenticare il timore che lei potesse dirgli qualcosa di diverso da quello che sperava.
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