... e il fatto che ci sia il mare non significa niente
Io e il mare qualche volta ci capiamo e qualche altra no. Oggi è
una di quelle volte sì. Si pensa sempre che il mare debba raccontare qualcosa,
invece no. Il mare, il più delle volte, ascolta. Certo, se è arrabbiato tenta
di dire la sua infrangendo le sue ragioni sugli scogli, quando ci sono, oppure
sul bagnasciuga. Bagnasciuga è una
parola che mi è simpatica, assomiglia un po’ a quelle volte in cui vuoi
piangere, ma speri che nessuno ti veda. Bagni le guance e le asciughi subito.
Se c’è il vento, è fatta. Di’ che è colpa sua, ti crederanno tutti. Se noti un
pizzico di diffidenza, tira dentro anche la sabbia, una spruzzata di salsedine
e sfido chiunque a dare la colpa a te, se piangi. Spesso, quando si piange, la
colpa non è di nessuno. Questa è una bugia. Quel che è vero è che a volte
proprio non lo sai perché stai piangendo. Una cosa che ho imparato è che non è
necessario sapere proprio tutto. Qualche volta è meglio non sapere. Sai che ho
perso il filo? Poco male, mal che vada, torno alla partenza e ricomincio. Io e il mare qualche volta ci capiamo e
qualche altra no. Oggi non c’è vento, la sabbia è incollata a terra e la
salsedine se la prende solo con i miei capelli che si arricciano. Ogni riccio un capriccio. Sarà mica per
questo che c’è qualcosa che bagnasciuga?
Ah, questo proprio non lo so. Qualcuno mi ha detto che non è importante sapere
proprio tutto. Qualcuno che ha visto un mare come questo luccicare e ha pensato
che, qualunque cosa accada, ci sarà sempre qualcosa di bello che gli occhi
sapranno ritrovare.
[No, non è un racconto sul mare. Tu che leggi, e tu sai che mi sto rivolgendo proprio a te,
smettila di ridere!]
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