Fontana, Attesa 1965
Portami con te, al centro di uno stupore improvviso. Rosso, senza che te lo chieda. Stretto tra le pieghe della mano e leggero, nel soffio che scivola tra le dita. Portami via, anche solo in un pensiero. Lo lego a te. Tra un soffio e l'altro, in questo scivolone che non mi lascia andare. Non farmi male, non tu. Tu che conosci la geografia delle mie ferite. E sei rosso come il sangue. Senza sangue. Rosso, e non ho bisogno di chiederlo. D'improvviso, dal calore di una ferita. Senza essere altro che tu. Senza dover essere altro che io. In questo istante, in questo pensiero che lego a te. In una ferita che scotta. Bianca.
Sakamoto ti ha intrappolato i pensieri e li ha sciolti sul foglio nel migliore dei modi.
RispondiEliminaChapeau!
Credo di amare ogni cosa di questo pezzo, il rosso *_*, la ferita che non sanguina, non in modo visibile, la colonna sonora...
RispondiEliminaIl bianco anche...
Sono stata una ballerina bianca, dalla ferita rosso sangue e quindi mi cucio addosso ogni tua singola impressione e la faccio mia :D
Brava è dire poco...
@ Sario: ci sono ferite che hanno la discrezione di non intrappolare, ma di dire a bassa voce la loro; poi c'è Sakamoto che le accarezza ;)
RispondiEliminaGrazie :*
@ Miri: questo pezzo, invece, ama Te ;)
intenso...come il rosso!
RispondiElimina...pensare che inizia tutto nel volo di un desiderio legalto a un palloncino rosso, poi ha fatto un po' male, poi...non so :)
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